Cinema

La regola del silenzio

Valentina Esposito

Robert Redford torna al cinema con un nuovo thriller: tematiche politiche, ideali, verità e fughe sono i tasselli che compongono un buon lavoro, che lascia scena dopo scena col fiato sospeso

Anni 70’. Il gruppo estremista “Weather Underground” manifesta il proprio dissenso verso il governo, fucina di giovani da sacrificare per la guerra del Vietnam, compiendo due atti che lasciano il segno: una rapina a mano armata che costò la vita ad una guardia giurata e bombe in diversi edifici. I responsabili trovarono la via della latitanza, sfuggenti, dispersi e irraggiungibili si portarono dietro i loro segreti, i loro ideali e le loro identità pronti a (ri)costruirsi delle vite.

30 anni dopo il caso si riapre, con l’FBI in agguato per trovare i responsabili e scoprire il vero colpevole. A mettere i bastoni tra le ruote alla sicurezza ci pensa un giornalista, Ben Shepard (Shia LaBeouf), il quale sembra essere più efficace dell’FBI, alla ricerca di uno scoop certo ma anche di una verità che lo metterà alla prova. I giochi alla scoperta dei segreti li augura Jim Grant (Robert Redford), avvocato di successo e padre vedovo che dovrà fare i conti con il suo passato.

Presentato alla 69ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, sezione fuori concorso, il buon thriller La regola del silenzio nasconde la sua vera forza nei i dialoghi: mai superflui e riempitivi, ma indispensabili per poter comprendere le dinamiche di ogni personaggio, che come le lancette di un orologio portano avanti il susseguirsi delle vicende. Non ci sono azioni spericolate a sfiorare l’incredibile, bensì solo fughe, incontri e scontri tra personaggi che si allontano per poi incontrarsi al momento decisivo.

“I segreti sono una cosa pericolosa, Ben. Pensiamo tutti di volerli conoscere. Ma se ne hai mai avuto uno, allora saprai che significa non solo conoscere qualcosa su un’altra persona, ma anche scoprire qualcosa su noi stessi”, così dice Jim al giornalista sveglio e sicuro di voler arrivare al cuore di una vicenda che forse non comprende fino in fondo. Le tematiche del film aprono svariati filoni: l’identità, il confronto tra due generazioni molto lontane, gli ideali di ieri e quelli di oggi, offrendo un’inevitabile spunto di riflessione su come ciascuno affronti le vicende della propria epoca. Il film offre più punti di vista senza schierarsi, senza farsi complice e senza strizzare l’occhio a qualcuno: tutti hanno voce in capitolo, ciascuno con la propria storia, i propri drammi e le proprie debolezze. Un invito ad andare sempre a fondo, costruendo la verità tassello dopo tassello per non ridursi al mero ruolo di un giudice che spacca il mondo in buoni e cattivi.


Dettagli

  • Titolo originale: The Company You Keep
  • Regia: Robert Redford
  • Fotografia: Adriano Goldman
  • Musiche: Cliff Martinez
  • Cast: Shia LaBeouf, Robert Redford, Julie Christie, Susan Sarandon, Sam Elliott, Brendan Gleeson, Terrence Howard, Richard Jenkins, Anna Kendrick, Stanley Tucci, Chris Cooper, Nick Nolte
  • Sceneggiatura: Lem Dobbs

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