La cultura che fa rete
Non basta parlare di libri e di cultura per diffonderla: bisogna saperlo e volerlo fare, al di là degli arrivismi e delle ambizioni personali.
Librerie che aprono, librerie che chiudono. Le prime sono un sollievo, le seconde – insieme con l’assurdità del sequestro di Port’Alba – una ferita aperta. Insanabile, se pensiamo che a puntare sui negozi di patatine fritte non si sbaglia mai, mentre perché i libri funzionino è necessario circondarli di buffet e giocattoli – talvolta finendo con l’allontanarsi troppo dal vero protagonista del discorso.
D’altro canto anche il lato positivo ha la sua controparte in ombra: non tutte le librerie che aprono sono uguali, come non tutti i progetti con la parola “cultura” come marchio possiedono buone intenzioni reali. Qualche volta, anzi anche spesso, dietro l’avvio di una startup o il rilevamento di un’attività, si nascondono obiettivi molto più gretti e ridotti. Ridotti, e in senso stretto, perché relativi a una sola persona, alla sua scalata personale su un muro di conoscenze e prime pagine, che lascia di fatto poco spazio agli altri, nella pratica e sulla carta, e rinuncia finanche alla più misera parvenza di senso comunitario pur di arraffare la fetta di torta più grossa.
La prova che queste non siano soltanto volgari illazioni? Sta nel fatto che molte fra queste iniziative si rivelano, col tempo, treni lanciati verso vicoli ciechi: iniziano per non continuare, finiscono prima che ci si abitui oppure, nel migliore dei casi, campano sulla scia dell’entusiasmo degli esordi per poi eclissarsi in routine spente e infruttuose, di cui gli stessi promotori dimenticano d’occuparsi.
Per fortuna, a furia di averci a che fare, s’impara a distinguere questo tipo di cose dai loro presupposti. E quelli di un’iniziativa come IoCiSto, prima libreria di Napoli ad azionariato sociale, realizzata cioè nel concreto attraverso gli investimenti dei cittadini, fanno ben sperare. Perché, come giustamente sottolineato nel nostro recente articolo (di Roberta Iadevaia), impediscono egoismi e accentramenti proprio a partire dagli aspetti più materiali della realizzazione progettuale – qual è, per esempio, l’impossibilità di acquistare più di cinque azioni pro capite relative all’associazione, a seguito della mutazione in S.p.A. prevista per il prossimo autunno.
Ciro Sabatino e chi lo ha aiutato a fondare IoCiSto hanno afferrato questo concetto fondamentale: oggi come oggi, la risposta valida per migliorare molti ambiti della società – oltre che per descriverla – è creare collegamenti, fare rete. Dal basso verso l’alto, sfruttando tipi e livelli di competenza differenti, come sullo stesso piano, puntando cioè su una multimedialità che rafforzi l’esperienza – la lettura, in tal caso – anziché relegarla in secondo piano. IoCiSto si “ricorda” di bloccare la città per una sera, con balli e canti, ma si ricorda anche e soprattutto dei libri: degli e-reader, degli audiolibri e di tutti i dispositivi d’innovazione che metterà a disposizione per immergere l’oggetto-libro, e chi lo fruisce, nell’attualità. Rendendo il potere non solo diffuso, ma anche e soprattutto utile.