La bellezza umiliata. Villino Favaloro e il Liberty dimenticato
Dieci anni di abbandono e un pezzo di storia che si sbriciola nel cuore della città.
Eppure Villino Favaloro è uno dei gioielli del Liberty palermitano, progettato da Giovanni Battista Filippo Basile a fine Ottocento e completato nel 1913-1914 dal figlio Ernesto, il più noto interprete dell’architettura Liberty cittadina, che costruì la torretta ottagonale e la serra dai raffinati ricami di ferro su vetro. Oggi dovrebbe essere il Museo Regionale di Storia della Fotografia, ma il progetto di intervento a carico del PO FESR 2007-2013 per il restauro e l’adeguamento a sede museale, annunciato nel 2009, allo stato attuale è fermo e i fondi europei rischiano di andare perduti.
Intanto gli intonachi si scrostano a causa delle infiltrazioni d’acqua, crepe e macchie di umido appaiono sulle murature e il giardino è abbandonato. È questo il quadro desolante portato alla luce nei giorni scorsi da Michele D’Amico, sindacalista del Cobas Codir in servizio ai Beni culturali, che ha inviato alcune fotografie dell’edificio al quotidiano “La Repubblica”.
Eppure prima del terremoto del 6 settembre 2002 il villino era già stato adibito dalla Regione, proprietaria dell’immobile, a sede del Centro Catalogo e della Fototeca Regionale, con gli auspici di una tardiva ma necessaria valorizzazione. Dopo il sisma però, la struttura era stata dichiarata inagibile e poco o niente era cambiato quando nel 2003 era stata assegnata alla ONLUS Fondazione Plaza con tanto di stanziamento di 160.000 euro per il restauro. Un comodato d’uso che l’ultimo presidente della Fondazione, Manlio Mele, ha dichiarato mai formalizzato, secondo quanto riporta la pagina locale de “La Repubblica”. E in questo intrico di burocrazia e accuse, come sempre, a farne le spese sono i beni comuni e i cittadini.
Quei cittadini che più volte hanno sollecitato interventi (da Salvare Palermo a Enzo Sellerio), sempre rimasti promesse vane. Certo, creare un museo di Storia della Fotografia richiede finanziamenti e spese per il mantenimento, e l’esempio del Villino Florio (un altro gioiello dell’architettura cittadina, restaurato ma oggi aperto solo in rare occasioni) non è incoraggiante. Eppure la Fototeca Regionale Siciliana possiede una collezione straordinaria di fotografia ottocentesca, che troverebbe adeguata valorizzazione negli spazi della villa e potrebbe essere il punto di partenza per rilanciare il dibattito sulle trasformazioni del paesaggio urbano martoriato dal “sacco di Palermo” e completamente trasformato da espansione edilizia, speculazione e abusivismo.
Villino Favaloro è sopravvissuto a tutto questo (al contrario di altre numerose architetture Liberty di via Libertà e via Notarbartolo) ma attende ancora un’adeguata destinazione d’uso. La Soprintendenza, cui è affidata la gestione del villino, promette di ripulire il giardino ma per gli altri interventi servono soldi regionali. Nella difficile situazione in cui versano le casse della Regione Sicilia e i Beni Culturali dell’isola, si troveranno le risorse? Crocetta e Battiato sapranno far meglio di chi li ha preceduti?