Kepler-452 // “Lapsus Urbano // Il primo giorno possibile”
Uno spettacolo itinerante della compagnia Kepler-452, Lapsus urbano // il primo giorno possibile, è andato in scena presso l’edificio 13 (“Trifoglio”) del Politecnico di Milano in due repliche, il 29 settembre. Si tratta di un’esperienza difficilmente inquadrabile in un genere; potrebbe essere un happening che stuzzica e si avvicina all’idea di teatro totale, in grado di coinvolgere tutti i sensi.
Ideato e scritto da Enrico Baraldi, Nicola Borghesi e Riccardo Tabilio fra marzo e maggio 2020, ha debuttato, effettivamente, il primo giorno utile per andare in scena: il 15 giugno 2020, data di riapertura dei teatri. Nato come una sfida per perpetuare la memoria del presente, si è poi trasformato in una sorta di lettera allo spettatore del domani, a partire dal periodo più nero, confuso ed incerto che abbia mai vissuto, dall’avvento del Covid-19. Tutti i suoi dubbi sono proprio i pilastri fondanti dello spettacolo, fruito in cuffia, e che si costruisce sull’interrogativo principale: «come sarà il futuro?». Oltre alla domanda, però, anche la risposta va cercata e fornita dagli spettatori. Noi sopravvissuti, come spesso durante lo spettacolo la voce guida ricalca. Il luogo gioca un ruolo fondamentale nella fruizione, gli spettatori sono chiamati a costruire un mondo immaginario, a giocare con lo spazio messo a disposizione, muovendosi all’interno di esso lungo i quattro punti cardinali. Le domande poste agli spettatori dalla voce guida sono illuminanti, quasi delle epifanie in grado di farci ragionare, di farci dubitare delle nostre sicurezze, ma anche di rievocare quelle sensazioni particolari vissute in modo esclusivo durante il lockdown.
Ci si interroga su un futuro utopico post-pandemia, ci si interroga su come fare teatro mantenendo il distanziamento; e per rispondere a questa domanda, anche lo spettacolo ci riconduce al rispetto delle misure di sicurezza, un tema, quello del distanziamento sociale, posto in primo piano, tanto da istituire la figura dell’arbitro che ammonisce chiunque infranga le regole. Durante le numerose sessioni riflessive, gli spettatori sono chiamati a contarsi, a prendere posizione o a emozionarsi di fronte all’evocazione del mondo utopico del dopo epidemia. Tornano finalmente a guardarsi negli occhi, a scrutarsi, ma senza quella paura dell’altro che imperversava durante i primi mesi di pandemia.
Lapsus urbano // il primo giorno possibile può essere letto come un percorso introspettivo e illuminante da cui forse si esce con più dubbi che certezze. Una performance che invita a riflettere sul come ognuno di noi ha investito la propria esistenza durante il lockdown, per far acquisire una nuova consapevolezza sul valore del tempo, quello ancora da vivere.