Musica

Ka Mate Ka Ora – Violence

Nunzia Scala

Il ritorno di una delle band italiane più interessanti per la White Birch Records

C’è una sorpresa nascosta nell’epilogo di questo 2012. A donarcela sono i Ka Mate Ka Ora  di Stefano e Carlo Venturini più Alberto Bini; a loro si è aggiunto dal 2012 il chitarrista dei Lola’s dead, Lorenzo Cappelli. Dopo il fortunato esordio del 2009 “Thick as the summer stars,“ prodotto dal guru dello slowcore, Kramer (Galaxie 500, Low), e “Entertainment in slow motion”, del 2011, uscito per la Deambula Records di Amaury Cambuzat, i tre ragazzi tornano con “Violence”, che segna l’accesso della band in una dimensione di piena consapevolezza musicale; il percorso dei Ka Mate Ka Ora fin qui sembra esser scandito dall’appartenenza a due anime: da un lato lo slowcore asciutto dei Codeine (i tre hanno eseguito un loro brano nell’Album tributo promosso dalla White Birch Records), dall’altro il puro shoegaze dei My Bloody Valentine, il cui dialogo costante ha prodotto episodi di alto livello nei due lavori precedenti. Registrato in piena autonomia, il salto di qualità delle dieci tracce di “Violence” consiste nell’edificazione di un percorso ad impatto che scioglie i riferimenti pregressi in una soluzione cangiante, tendente alla distinzione dei pezzi, facendo evincere uno stile, giustamente ricercato, ora più che mai avvertito dagli ascoltatori. E’ così che le chitarre sporche di “Flowers” o “Last Words” si quietano in “Jasmine’s Lullaby” oppure in “Daisies wine”, che sembra rimandare ai Cure del mai troppo celebrato “Disintegration”. E’ una discesa nella profondità dell’oceano questo “Violence”. Lì dove regna un’aragosta (“The Lobster”), si celebra la marcia funebre delle balene  (“The Funeral March of the Whales”) e possiamo trovare più di una perla: la perfezione, se è lecito utilizzare questo termine, la troviamo nelle chiosa del disco, “Mistake Song”, marcia al ritmo di percussioni perforanti, che angoscia ed illude nella sua incessante progressione. E’ un percorso di vita e di morte quello tracciato dai Ka Mate Ka Ora, così come preannunciato dal loro nome, che proviene dall’Haka, danza tipica delle popolazioni Maori. Ad ogni Ka Mate (la morte) risponde (in musica) il richiamo violento della vita (Ka Ora).



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