Cinema

Just Like a Woman

Valentina Esposito

Il regista francese Rachid Bouchareb s’imbarca in un’avventura on the road su due ragazze di radici e sogni infranti diversi 

Rachid Bouchareb dirige Just Like a Woman: film, in anteprima su Mymovies Live! e in uscita nelle sale il 7 Marzo, che altalena dolcemente tra commedia e dramma. Pur partendo da spunti interessanti, il film però non riesce a stupire cadendo spesso in passaggi prevedibili e mancando l’approfondimento di elementi chiave della storia.

Culture a confronto, etnie diverse che si trovano a vivere in uno spazio comune e immigrazione: è questo un filone caro al regista Bouchareb che prova a raccontare attraverso il linguaggio dei sentimenti, due donne e la loro condizione risalente a due background etnici diversi. Marilyn (Sienna Miller) è americana, si divide tra il lavoro e un corso di danza del ventre per curare il rimpianto di non essere diventata una ballerina, intrappolata in un matrimonio senza amore. Monna (Golshifteh Farahani) è un’indiana trapiantata a Chicago, alle dipendenze di una suocera ossessiva che la vuole incinta al più presto e un marito più spettatore che protagonista della sua vita. Intraprendente e fragile la prima, dispersa e impaurita dal mondo circostante la seconda, le due donne partono alla conquista di una libertà personale inseguendo il sogno della danza, passione che le accomuna.

La prima parte del film se pur non manchevole di eventi rilevanti, verso la fine si riduce ad uno scorrere di azioni funzionali solo a giungere al punto di rottura che vedrà le due donne incontrarsi per partire insieme: da quel momento il film diventa “on the road”, e anche più scorrevole e piacevole grazie alle ampie inquadrature dei variegati ed immensi paesaggi dalla bellezza tutta americana. La fotografia di Christophe Beaucarne, riesce più volte a salvare la seconda parte del film che non si sforza di approfondire la figura delle due protagoniste, restando sempre in superficie.

La musica si fa asse (tras)portante del film, indispensabile per cogliere la drammaticità dei momenti più intimi delle due protagoniste, e nel sottolineare il ritmo e il movimento dei corpi delle due donne quando si abbandonano all’arte della danza del ventre. Anche qui però ci sono dei passaggi poco convincenti. La danza per le due donne rappresenta una libertà di espressione, un linguaggio corporeo strettamente legato alla loro evoluzione interiore: è la loro maniera di essere e di sentirsi al mondo. Le scene in cui Marilyn e Monna danzano approfondiscono molto poco questo aspetto, e trasformano la danza quasi in un elemento accessorio, un hobby che all’interno della storia non assume alcun valore.

Pur non avendo alle loro spalle una forte e coinvolgente sceneggiatura, la Miller e la Farahani catturano nelle loro vicissitudini grazie ad una buona sintonia fra loro che rivelerà un’altra tematica, per nulla secondaria nel film: quella dell’amicizia. E’ questa tematica infatti che trova ampio spazio nel finale e che riesce in parte a salvare il film, a cui accostarsi senza molte aspettative.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Rachid Bouchareb
  • Fotografia: Christophe Beaucarne
  • Musiche: Eric Neveux
  • Cast: Sienna Miller, Golshifteh Farahani, Bahar Soomekh, Tim Guinee, Roschdy Zem
  • Sceneggiatura: Joelle Touma, Marion Doussot

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