Cultura & Sviluppo

Intervista ad Alberto Vanelli

Cristina Lucarelli

Intervista ad Alberto Vanelli, direttore di Venaria Reale, che fa un bilancio sui primi cinque anni di ri-apertura della residenza sabauda.

La gestione di una macchina complessa come la Reggia di Venaria Reale è sicuramente delicata, ma nei cinque anni di apertura post-restauro sono stati raggiunti numerosi risultati di pubblico e di buone pratiche, rappresentando così uno dei pochi siti nel panorama italiano a conciliare il rapporto tra cultura e sviluppo (se ne parla più diffusamente qui); ne abbiamo parlato al riguardo il direttore del complesso Alberto Vanelli, con cui abbiamo fatto un bilancio di questi primi cinque anni (l’inaugurazione infatti è avvenuta ad Ottobre 2007).

In questi cinque anni Venaria Reale è diventata il quinto sito più visitato in Italia; in che modo è stato possibile raggiungere questo risultato in un lasso di tempo relativamente breve?

Penso che essenzialmente ci siano tre motivazioni:

  1. La bellezza del sito, che dispone di una splendida architettura data dallo Juvarra, dei meravigliosi giardini, l’orizzonte delle Alpi e tutto questo ha contribuito a dare una visione d’impatto del sito eccezionale;

  2. La formula che abbiamo scelto, che consiste nel non aver voluto fare di Venaria Reale un museo, ma di renderla più simile a quello che era la Reggia nel Settecento, ovverosia un posto dove vi erano svaghi, divertimenti, cultura, passeggiate e tanto altro ancora; allo stesso modo oggi è possibile assistere ad eventi, concerti, spettacoli, a passeggiare liberamente nei giardini, e insomma a dare la possibilità alle persone di poter passare una giornata intera all’interno del sito, senza limitarsi alla sola visita del monumento;

  3. L’aver avuto, caso raro se non unico in Italia, una grande forza di comunicazione; ogni anno spendiamo una cifra considerevole per le attività di comunicazione e ciò ha dato sicuramente i suoi frutti.

Il tema del rapporto tra Cultura e Sviluppo interessa a pieno titolo Venaria Reale; in particolare un’operazione interessante è stata fatta per quanto concerne il restauro del sito.

Noi abbiamo avuto finanziamenti non dal mondo della cultura, ma da quello dello sviluppo; i finanziamenti europei e non che abbiamo ricevuto infatti hanno evidenziato come il sito non avesse soltanto un’importanza culturale, ma anche sociale ed economica. Siamo orgogliosi di aver dato lavoro, per i 7 anni di restauro, a più di 800 maestranze, sostenendo così anche il tessuto economico del territorio. Inoltre, abbiamo di fatto rilanciato il patrimonio immobiliare di Venaria, in quanto se negli anni ’90 il prezzo degli immobili era fissato a circa 600mila lire a metro quadro, oggi ci attestiamo sui 3500-4000€, quindi abbiamo più che decuplicato il valore dell’immobile. Inoltre, sono nate a Venaria negli ultimi anni più di 150 aziende operanti nel settore del turismo, della ristorazione e dell’accoglienza, che hanno sicuramente giovato del lavoro fatto dal nostro sito, che ha contribuito così anche indirettamente a sviluppare economia.

Come Venaria Reale inoltre avete aderito e fatto un po’ da capofila a questo progetto di rete che unisce tutte le residenze e i castelli sabaudi, che si ispira un po’ a quello usato in Francia nell’area della Loira.

E’ un progetto che dura da diversi anni e che unisce i palazzi reali di Torino (Carignano, Madama, ecc.) alle residenze dell’area estesa (Moncalieri, Rivoli, ecc.); si tratta, a mio avviso, dei siti che costituiscono il nucleo dell’attrattività turistica della zona. L’idea era quella di realizzare un unico complesso che unisca tutti quanti questi siti e che li gestisca come un’unica rete; la mia impressione è che questo percorso non porti a risolvere molto perché ognuno è geloso del proprio bene e lo difende. Siamo in una fase attualmente che sta funzionando molto, che è quella delle “microalleanze”, ovverosia di una serie di rapporti di collaborazione che stanno nascendo tra due o più beni inseriti nel circuito. Venaria Reale, ad esempio, ha stipulato un accordo con il Parco della Mandria, che prevederà la visita ad entrambi i siti con un unico biglietto, e stiamo lavorando anche ad instaurare altre “alleanze” con Stupinigi e Racconigi; secondo me è da attuare una riforma radicale dell’intero sistema e vedere se attraverso progetti e collaborazioni si riescono a mettere insieme due, tre o più residenze e a creare così alleanze. Stiamo imboccando la strada giusta e sono convinto che nel giro di due o tre anni questo sistema avrà un grande successo perché la qualità artistica e paesaggistica delle nostre residenze è superiore a quella della Loira. Tutto questo ovviamente deve essere supportato da una forte campagna di comunicazione, che deve far conoscere all’Europa e al Mondo le bellezze e le potenzialità di questi luoghi.



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