#INDIaloghi. Intervista a Marcello Lavieri
Per il ciclo INDIaloghi, risponde alle domande di Scene Marcello Lavieri, direttore di Lavieri Edizioni.
Per il ciclo di INDIaloghi, la serie di interviste sull’editoria piccola ma grande, risponde alle domande di Roberta Iadevaia Marcello Lavieri, direttore di Lavieri Edizioni:
Qual è lo stato attuale dell’editoria italiana e cosa è cambiato rispetto al passato?
Lavieri quest’anno compie dieci anni di attività e noi soci personalmente ci occupiamo di editoria da quindici anni.
Al di fuori dei numeri disponibili dalle statistiche ufficiali, c’è da considerare che nel corso degli ultimi dieci anni vi è stato un aumento notevole di piccole case editrici, alcune delle quali di grande qualità. Contemporaneamente è aumentato il divario – in termini di successo commerciale e di pubblico – tra queste nuove e le case editrici nate dieci o venti anni fa. Ancor maggiore è il divario di tutte queste con quelle storiche. Tale divario è in parte normale e fisiologico ma anche le problematiche distributive, acuitasi negli ultimi anni, hanno contribuito a nuove forme di editoria “leggera” e dinamica.
Secondo me siamo all’inizio di una piccola rivoluzione nel campo della filiera editore-distribuzione-libreria-lettore.
Cosa vuol dire essere editori indipendenti oggi?
Non esiste una risposta univoca, ognuno lo è in modo diverso dosando interessi, passione, capacità o punti deboli. Poi dipende dalle capacità economiche e dal progetto con cui si parte. La libertà nell’essere “folli” editori indipendenti (chiariamoci: indipendenti da gruppi, distributori, logiche di profitto) sta nel poter scommettere – e a volte rovinarsi! – su un libro, un’idea che ti piace, e farlo a dispetto di tutti i pronostici di ritorno economico.
Lavieri è nota, oltre che per l’attenta la ricerca di inediti di grandi autori, soprattutto per la grande attenzione riservata alle copertine. È possibile conservare questo stesso approccio nell’editoria digitale? E come si pone Lavieri nei riguardi degli e-book?
Ringrazio a nome degli autori e delle copertine! Mi pare ovvio che un tale approccio sia possibile in digitale… credo che nel giro di cinque-sette anni assisteremo ad altri notevoli scossoni sia in campo hardware che software, che da un lato favoriranno la diffusione dell’e-book (o quello che sarà diventato) e dall’altro creeranno altre specializzazioni e professionalità, cose più facile da farsi e cose più difficili da ottenere. Lavieri è aperta al libro digitale, ne sta seguendo tutti gli sviluppi e ne sta per rilasciare alcuni ma, con un catalogo ancora improntato molto ai fumetti e agli illustrati, preferisce aspettare ancora alcuni degli inevitabili assestamenti di standard produttivi.
Lavieri propone un ampio catalogo che spazia dalla letteratura ai fumetti, dai libri per l’infanzia alla saggistica. Cosa ha determinato queste scelte e quali sono i vostri progetti futuri?
La scelta di mantenere tali settori apparentemente tanto distanti si è imposta a noi come una identità cui non abbiamo voluto rinunciare. Abbiamo trovato i nostri primi libri quasi per caso e in tre settori diversi, perché frutto di interessi diversi. Uno sbaglio dal punto di vista imprenditoriale, una soddisfazione averli prodotti lo stesso. I nostri libri sono “cose” che abbiamo approcciato nei contenuti come se fossimo lettori curiosi e prodotto attraverso le procedure redazionali e produttive più ricercate, a volte anche in modo artigianale pur di produrli vicino a noi (non in Cina) e come volevamo.