#INDIaloghi. Intervista a Domenico Cosentino
Per il ciclo di interviste di INDIaloghi, dedicato all’editoria indipendente, a offrire il suo contributo sul tema è Domenico Cosentino della casa editrice ‘Round Midnight.
Prima della pausa estiva, INDIaloghi acquisisce il contributo di Domenico Cosentino, direttore della piccola casa editrice ‘Round Midnight, intervistato da Francesca Fichera.
Nel vasto e complesso mondo dell’editoria, che vuol dire essere piccoli?
Ci sono pro e contro, ovviamente. Non siamo distribuiti e non abbiamo soldi per le grandi pubblicità, i grandi nomi, non possiamo andare da Fazio o da Costanzo. I pro sono invece il fatto di non dover andare da Fazio o da Costanzo, che non accettando fondi da privati o aziende o dallo Stato possiamo muoverci come vogliamo e non dare conto a nessuno di quello che vogliamo pubblicare. Quando non avremo più capitali da investire chiuderemo, ma sarà un problema nostro, non licenziamo nessuno. Fino ad allora non ci lamentiamo della crisi o che i libri non si vendono.
Si parla spesso – e forse, quando un po’ si eccede, a sproposito – di “crisi dell’editoria”. In che senso è lecito definirla tale, e quali sono le sue cause?
Eccola la domanda che aspettavo. La crisi c’è, inutile nasconderlo. Le persone comprano beni primari, invece di libri. La farina, l’olio, il caffè. Questo forse succedeva dopo la seconda guerra mondiale…
Però poi vedi le file per gli I-phone, e-reader, Mac, l’ultimo SUV. E quindi qualcosa non torna. Io credo che la gente si sia rotta le palle di leggere le solite cose, libri uguali da supermercato. Letteratura da fagocitare e dimenticare subito. E quindi ha perso interesse per quello che viene pubblicato. Gli editori cercano la gallina dalle uova d’oro, il colpaccio, e pubblicano di tutto sperando che uno dei titoli sia il prescelto. L’Eldorado. Statistiche alla mano, ogni dieci libri pubblicati da un editore italiano nove non vendono neanche 100 copie e solo uno riesce a vendere oltre le 1000. Facendo un conto, la risposta verrà da sola. Queste cose non le dico io, basta andare su Google e digitare “Mercato del libro in Italia”. Divertitevi.
‘Round Midnight può vantare un sistema di produzione ‘alla vecchia maniera’, grazie alla sede tipografica a Campobasso che si avvale di macchinari a caratteri mobili. Una scelta fatta per distinguersi o motivata anche da altro?
Ci sono vecchi macchinari e nuove tecnologie, tutto insieme. Rimanere nel passato non è saggio, ma utilizzarlo a nostro piacimento può tornare utile. La produzione alla vecchia maniera è bella e dà soddisfazioni ma è anche molto faticosa. Se voglio produrre un taccuino – vedi la collana BEAT – deve esserci qualcuno che passa le notti a bucare la carta e a chiudere gli anelli metallici. Nella collana Little Walter bisogna spillare le pagine e arrotondare gli angoli. A mano. Non mi ricordo chi disse che ora quello che abbiamo a disposizione è il nostro tempo. Non abbiamo capitali ingenti da investire, ma solo il nostro tempo. Questo è l’artigianato. Noi napoletani conosciamo bene l’arte di arrangiarsi, è un cliché che ormai conoscono in tutto il mondo, e allora perché non renderlo un vanto?
Qual è la soluzione, personale e particolare, proposta da Round Midnight nell’affollato panorama editoriale italiano?
Semplice: pubblichiamo quello che vorremmo leggere e che ancora non esiste.