In Sala. Zoran, il mio nipote scemo
Un notevole esordio alla regia dal profondo nord dell’Italia, con Matteo Oleotto ed un’infinità di bottiglie di vino nelle mani di Giuseppe Battiston.
Il cinema italiano in questi giorni è incantato dai record dell’annuale film comico di successo, ma lo stesso giorno ha mandato nelle sale un rappresentante di quella briciola di qualità ancora capace di fare da portabandiera del nostro paese con una certa dignità e senza boria. Il caso in questione è quello di Zoran, il mio nipote scemo, esordio al lungometraggio di Matteo Oleotto con una co-produzione slovena, suoi vicini di casa nella provincia di Gorizia da cui viene e in cui è tornato per presentarsi alla comunità cinematografica.
A farci da Cicerone è Paolo Bressan (Giuseppe Battiston), un uomo di mezz’età, bugiardo patologico, alcolizzato e scansafatiche prepotente che ci porta tra le stradine del suo paesino dove conosce tutti ed è mal sopportato da tutti, tranne chi ancora è convinto di essergli amico come il suo collega Ernesto o Alfio, secondo marito della sua ex-moglie Stefania. Insulto dopo insulto, Bressan si ritrova in Slovenia per godersi l’eredità di una sua lontana zia, i cui possedimenti sono praticamente nulli, fatta eccezione di un nipote, Zoran Spazapan, così timido e chiuso da sembrare scemo.
Il gioco di Oleotto è semplice: come può un uomo incapace di vivere in mezzo alla gente senza maltrattarla, fare da zio ad un ragazzo di sedici anni fin troppo educato e dalla parlata aulica? Il conflitto, madre di tante sceneggiature, è padrone anche in Zoran, ma là dove molti diventano anche schiavi, l’opera prima di Oleotto si trasforma in padrone, evitando le scorciatoie e il pavimento bagnato, spingendo senza insistenza il suo Bressan – un ottimo Battiston – e Zoran verso un lieto fine senza alcuna sottolineatura o evidenziatore per marcare gli ottimi spunti drammatici, figli di un unico padre: il vino.
Non c’è bisogno di dirlo, è necessario invece mostrarlo, una regola d’oro del cinema rispettata da Oleotto e dal suo team (tra cui spicca il direttore della fotografia Ferran Paredes), un raro gruppo in Italia capace di unire sotto lo stesso cielo sia la storia che la tecnica, senza separare l’una dall’altra a favore di una delle due parti per poi cascare su entrambe. Non è così, e la dolcezza di Zoran è il sorriso finale di Battiston e la caricatura creata da Rok Prasnikar, in una scena di chiusura col potere di piegare il rischio di appiattimento del film, crea una curva improvvisa con nuovi orizzonti ed un rinnovato spirito, fondamentale per richiamare agli occhi i minuti passati, dove tutto assume un valore nuovo e splendente.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Matteo Oleotto
- Fotografia: Ferran Paredes
- Musiche: Antonio Gramentieri
- Cast: Giuseppe Battiston, Rok Prasnikar, Teco Celio, Roberto Citran, Riccardo Maranzana, Marjuta Slamic, Sylvain Chomet
- Sceneggiatura: Daniela Gambaro, Matteo Oleotto, Marco Pettenello, Pierpaolo Piciarelli