In Sala. Torneranno i prati
Ermanno Olmi ricorda i cent’anni dalla Prima Guerra Mondiale con una è una visione dai colori scuri, anticati ma vivi, che fanno riflettere sul senso e sul significato della guerra ieri ed oggi.
Fronte Nord-Est, notte del 1917. Eventi imprevedibili, sguardi impauriti e uomini ormai disadattati allo scorrere del tempo e della realtà circostante, attendono chi nella speranza e chi nella rassegnazione la fine della Guerra, quella a cui qualcuno ci è andato spinto da ardore e coraggio per la patria, ma anche per portare rispetto alla propria virtù d’uomo. Sognarla e immaginarla, però, la guerra è tutt’altro che starla a vivere nei rifugi nascosti sotto la neve, nell’attesa di un ordine, di un segnale, a volte anche della morte e altre ancora dell’annuncio ufficiale che i superstiti attendono.
Se si potesse riassumere poeticamente Torneranno i prati, si penserebbe alla famosa Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie di Ungaretti: ciò che trasforma infatti in una visione istantanea la pellicola di Ermanno Olmi è proprio la percezione che dietro chi ha steso la sceneggiatura c’è l’urgenza di rendere tangibile e vivo il ricordo dell’attesa dei soldati al fronte. Il cinema ci ha più volte narrato la guerra in tutte le sue svariate prospettive, Olmi però va alla soglia di un dolore più grande, quello del soldato che attende senza alle volte sapere neppure che cosa. È dura infatti attendere in sala per minuti che sembrano ore come si evolverà il destino di chi vediamo sullo schermo, così come lo è stato per quei soldati che oggi sono solo nomi, spesso solo un contorno di quando si studia e ripercorre la Grande Guerra.
Torneranno i prati è un dipinto, una foto che prende vita, si noti come le fotografie proprio siano il motore dell’azione e del cuore di chi è al fronte per ricordargli che dall’altra parte c’è qualcuno per cui vivere ancora, e di cui Olmi cura ogni dettaglio meticolosamente a cominciare dalla fotografia vivissima del figlio (Fabio Olmi) fino al suggestivo commento musicale di Paolo Fresu, che si fanno specchio dell’anima dei protagonisti. Ciò rende sublime il film è la capacità di saper toccare le corde giuste, senza trasformare in commozione gli sguardi e le parole: dinanzi a Torneranno i prati si resta agghiacciati, senza parole, ma non per questo non segnati. Si resta immersi nella paura e pieni di domande, seguendo quel filone di racconti di guerra de La paura di Federico De Roberto, a cui il regista si è liberamente ispirato.
È un cinema presente quello di Olmi. Un cinema che ci piace perché riconosce e celebra la settima arte come grande e privilegiata possibilità di dare voce alle proprie visioni, facendosi cinema d’autore, e che vuole riportarci al vero e dimenticato senso della condivisione della vita, nel bene e nel male.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Emanno Olmi
- Fotografia: Fabio Olmi
- Musiche: Paolo Fresu
- Cast: Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti, Andrea Di Maria, Camillo Grassi, Niccolò Senni, Domenico Benetti, Andrea Benetti
- Sceneggiatura: Ermanno Olmi