Cinema

In Sala. The Imitation Game

Fausto Vernazzani

Il genio matematico Alan Turing in un’opera commemorativa e commovente di Morten Tyldum e con un formidabile Benedict Cumberbatch 

Nell’era dell’informazione Alan Turing appartiene al mito. Al suo contributo dobbiamo l’evoluzione del computer, le sue teorie hanno permesso un salto in avanti negli studi sulle intelligenze artificiali, grazie a lui le forze Alleate hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale. Eppure un genio come lui fu condannato per il suo orientamento sessuale, spinto al suicidio a 41 anni e il perdono della Regina Elisabetta II non ha richiesto tempo, ma l’attenzione mediatica, che le ha imposto il gesto nel 2013, quando il film The Imitation Game del regista norvegese Morten Tyldum era già in produzione e in fase di scrittura da ancor più tempo.

Tyldum vuole raccontare l’uomo nella sua interezza, ma per riuscire ad arrivare a tutti sfrutta il suo ruolo centrale nella decrittazione del codice Enigma, il linguaggio “segreto” utilizzato dal Terzo Reich per inviare ordini alle truppe schierate sui fronti in tutti i continenti ove erano presenti. Da Bletchley Park, luogo sperduto nella campagna inglese dove fu costruito uno dei primi computer della storia, Colossus, The Imitation Game si espande a mo’ di increspamento d’acqua, è lanciato in tutte le direzioni, in particolare la solitudine nella sua infanzia, rotta soltanto dalla voce amica di Christopher, un ragazzo che seppe vedere in lui una persona speciale, se non per tutti, almeno per se stesso.

The Imitation Game è concreto, Tyldum è una roccia, la sua visione di Turing, tratta dalla biografia di Andrew Hodges, è solida e impossibile da scalfire, anche alcune banali velleità registiche, come le sovrapposizioni di girato e materiale d’archivio, riescono a reggere grazie a una sceneggiatura d’acciaio e un’interpretazione formidabile del suo protagonista: Benedict Cumberbatch. La pellicola scorre come un treno, ogni ostacolo lo trasforma in motivo di commozione, rende umano il conflitto personale di un genio più simile a una macchina che a un uomo, lancia un messaggio di tolleranza e di rispetto verso una persona senza cui oggi molti di noi non esisterebbero. Una prova d’oro per il norvegese.

Cumberbatch è un capitolo a parte, da anni sulla bocca di tutti grazie al serial Sherlock, attore strabiliante con in mano un’opera capace di valorizzarlo e non ridicolizzarlo (come Il quinto potere fece) e questo anche grazie al sostegno di un cast di numerose star britanniche in gran forma: Mark Strong e Charles Dance ai piani alti, Matthew Goode e Allen Leech al suo fianco, Keira Knightley momentanea compagna, Rory Kinnear, investigatore dal gran fiuto. The Imitation Game per poco non brilla come una stella, ma in quanto biopic ha già raggiunto un traguardo da molti suoi “colleghi” di genere mai visto, neanche da lontano: non è solo retto dall’attore, ma anche da un regista consapevole del suo ruolo.

 


Dettagli

  • Titolo originale: The Imitation Game
  • Regia: Morten Tyldum
  • Fotografia: Oscar Faura
  • Musiche: Alexandre Desplat
  • Cast: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Allen Leech, Mark Strong, Charles Dance, Matthew Goode, Rory Kinnear, Matthew Beard
  • Sceneggiatura: Graham Moore

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