In Sala. Suburra
Il mondo criminale ritorna tra le braccia dell’ottimo Stefano Sollima in nuovo cult all’italiana del cinema gangster.
Da qualche tempo il panorama cinematografico italiano sembra interessarsi nuovamente al cinema di genere, seppur non senza difficoltà e passaggi a vuoto. Se nella commedia e nell’horror la strada da fare è ancora lunga, il filone che più sta dando concreti segnali di risveglio è senza dubbio il poliziesco il cui maggior esponente è Stefano Sollima, figlio del maestro Sergio, il quale ha ottenuto un enorme successo con le serie tv Romanzo Criminale e Gomorra – La serie che hanno codificato un nuovo modo di intendere i gangster movie Made in Italy. Dopo il non troppo convincente ACAB – All Cops Are Bastards, il regista romano torna sul grande schermo con Suburra e trova la sua definitiva consacrazione grazie ad un’opera, basata sull’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, dall’ampio respiro internazionale e capace di unire il gusto per l’intrattenimento a tematiche quanto mai attuali come la corruzione e le infiltrazioni criminali nella città di Roma.
La storia segue le vicissitudini di Filippo Malgradi (Pierfrancesco Favino), un politico corrotto e coinvolto in una storia di droga e morte a seguito di una notte passata con due escort, e Sebastiano (Elio Germano), un organizzatore di feste esclusive che si ritrova in un brutto giro malavitoso a causa dei debiti lasciatigli dal padre morto suicida. Queste due vicende si intrecciano in un giro losco che ruota attorno ad un enorme progetto edilizio per il quale boss della malavita, politici e rappresentanti del clero stringono accordi per un guadagno comune.
Nonostante il forte richiamo al cinema noir e di genere anni Settanta, l’abilità e l’intelligenza di Sollima sta nel confezionare un’opera fortemente ancorata ai nostri tempi con volti noti al grande pubblico e una sorprendete aderenza agli attuali fatti di cronaca che conferisce al film la veste di una crime story metropolitana avvincente e poco avvezza a qualsiasi tipo di buonismo. Una storia ambientata in una Roma marcia, corrotta e avvolta da una pioggia costante che ne descrive in modo simbolico il senso di angoscia, la stessa angoscia che caratterizza il campionario dei personaggi tra i quali nessuno è positivo e immune da peccato, ma tutti hanno qualcosa da nascondere e cadono in un forte declino che altro non è che il preambolo di un’apocalisse, quest’ultima anticipata da un countdown che scandisce il susseguirsi degli eventi come in un enorme romanzo filmico.
Altro grande merito del regista romano è quello di non voler subordinare la vicenda a qualsivoglia giudizio e presa di posizione e tutto ciò che accade sulla scena è finalizzato ad un puro e semplice intrattenimento, esaltato dal suo solito modo di narrare che alterna momenti in cui il montaggio è serrato ad altri in cui le lunghe dilatazioni temporali e il ricorso a inquadrature ampie enfatizzano i momenti di maggior concitazione emotiva. Ma l’ottima riuscita di Suburra non sarebbe tale senza le grandissime interpretazioni di attori del calibro di Favino, Germano ed autentiche sorprese come Giulia Gorietti, Greta Scarano e soprattutto Claudio Amendola e Alessandro Borghi, bravissimi nel dare sostanza a due figure che rappresentano al meglio l’evoluzione del gangster da cane randagio a membro attivo e cervello pensante della attività politiche ed economiche di una Roma dove neanche il clero può vantare una veste immacolata.
Dettagli
- Titolo originale: Suburra
- Regia: Stefano Sollima
- Fotografia: Paolo Carnera
- Musiche: /
- Cast: Pierfrancesco Favino, Claudio Amendola, Elio Germano, Alessandro Borghi, Greta Scarano, Adamo Dionisi, Giacomo Ferrara
- Sceneggiatura: Carlo Bonini, Giancarlo De Cataldo, Stefano Rulli, Sandro Petraglia