Stonewall
Emmerich racconta il movimento per i diritti degli omosessuali nato a fine anni ’60 a New York: tra il romanzo di formazione e l’interesse per le minoranze, si snoda una storia di coraggio.
Che fosse l’annata dedicata alle produzioni “socialmente impegnate con le minoranze” lo si era intuito da Suffragette in poi ed ora arriva a sottolinearlo Stonewall, l’ultima opera del tedesco Roland Emmerich, spesso concentrato su ben altra materia, come dichiara la sua filmografia che va da Godzilla a 2012, passando per The Day After Tomorrow. Stonewall mette in immagini tutt’altro, come la nascita del movimento di emancipazione degli omosessuali alla fine degli anni Sessanta al Greenwich Village di New York, sancito dagli scontri con la polizia cominciati la notte del 27 giugno 1969, dopo una retata allo Stonewall Inn di Christopher Street.
Il protagonista delle vicende è Danny Winters (Jeremy Irvine), un giovane ragazzo la cui sua vita viene sconvolta non appena farà outing con la sua famiglia e presso la comunità in cui vive. Costretto a scappare alla volta di New York, li farà la conoscenza di vari ragazzi che bazzicano lo Stonewall Inn, storico locale nel Village. Danny vivrà un’esperienza del tutto nuova e in prima persona assaggerà i soprusi e le discriminazioni esercitati sul popolo gay, fino a quando un mattone lanciato il 28 giugno del 1969 sarà la metafora della lotta per i diritti civili di tantissimi giovani gay, lesbiche, drag queen e transessuali che ancora attualmente provano a ritagliarsi il loro spazio di normalità..
L’argomento, nonostante l’ambientazione anni ’60 è di tragica attualità e ha ricevuto non poche critiche anche dall’ambiente degli attivisti LGBT che hanno rimproverato al regista una visione distorta dei fatti avvenuti nonché troppa poca importanza al personaggio transgender Marsha P. Johnson che invece fu tra le protagoniste della rivolta. Messe da parte però le proteste del caso, il cineasta di Stoccarda ha dalla sua parte l’averci perlomeno provato a portare in scena una storia di dolore e di etichettature, fotografata in stile pop e che narra di un mondo fascinoso e torbido al contempo. I protagonisti sono bravini nel rendere quanto scritto da Jon Robin Baitz, ma a volte è proprio la stessa sceneggiatura a essere un filino inconsistente e a perdersi in facilonerie domestiche. Non sarà molto emozionante Stonewall, ma resta perlomeno sufficiente: il plot scivola tranquillo sui binari dell’ordinario lasciandosi conoscere senza troppa presunzione; peccato, perché la pellicola avrebbe potuto dare più in virtù di un tema da cui c’era molto da estrapolare. Il reminder storico vive così intrappolato in una cornice frivola senza poter esprimere il potenziale iniziale: un’occasione mancata ma che lascia spazio e tempo anche a qualche riflessione.
Dettagli
- Titolo originale: Stonewall
- Regia: Roland Emmerich
- Anno di Uscita: 2015
- Genere: Drammatico
- Fotografia: Markus Förderer
- Musiche: Rob Simonsen
- Costumi: Simonetta Mariano
- Produzione: USA
- Cast: Jeremy Irvine, Jonathan Rhys Meyers, Ron Perlman, Joey King, Karl Glusman, Caleb Landry Jones, Atticus Mitchell, Matt Craven, David Cubitt
- Sceneggiatura: Jon Robin Baitz