In Sala. Steve Jobs
La tripletta Danny Boyle, Michael Fassbender e Aaron Sorkin offrono un meraviglioso biopic sul padre della Apple, Steve Jobs.
Siate gentili, recitate lo Stay Foolish di Steve Jobs e avrete l’amore della gente. Siate precisi, citate la storia di Steve Jobs e tutto ciò che vedrete saranno le spalle delle persone, come magneti senzienti decisi a respingere teoria che, in fin dei conti, altro non sono che fatti. Parliamo di una figura controversa, divenuta famosa costruendo su di sé un personaggio semi-divino, un guru intoccabile. E questa, forse, potrebbe essere una delle ragioni per cui il film di Danny Boyle è stato un fallimento al botteghino.
Nacque come secondo figlio della collaborazione filo-tecnologica tra David Fincher e Aaron Sorkin, con Christian Bale già pronto a far da protagonista per l’adattamento della biografia scritta da Walter Isaacson. Tuttavia mille cose cambiarono e solo Sorkin restò a bordo, tratto in salvo all’ultimo secondo da due notevoli, ma meno blasonati, cavalieri: il regista Danny Boyle e Michael Fassbender. Il risultato, al contrario degli incassi, è uno dei migliori biopic in circolazione.
Atipico, non c’è parola migliore per definirlo, Steve Jobs anziché partire dalle “origini del mito” sceglie di raccontare la storia di Jobs attraverso tre momenti della sua vita professionale, coincidenti con specifiche fasi e crisi di quella personale: la presentazione del Macintosh nel 1984, del NEXT nel 1988 e dell’iMac nel 1998. I famosi garage, la scoperta spirituale, tutti aspetti lasciati al flop con Ashton Kutcher uscito anni prima, tra le urla e gli strepiti del pubblico e della critica.
A differenza di altri biopic, Steve Jobs ha una regia e una sceneggiatura capaci di camminare sulle proprie gambe, l’intera struttura pur girando attorno all’incredibile performance di Fassbender non si sostiene sulle sue sole spalle: il film di Danny Boyle è un’opera completa, dove è chiaro come ogni comparto non lavori per concentrarsi su un solo aspetto, ma ognuno contribuisce dando il meglio cosciente di se stesso. In sostanza Steve Jobs non merita affatto l’insuccesso economico con cui si è contraddistinto, tutt’altro.
Aaron Sorkin conferma il proprio sovrumano talento per i dialoghi, rifiuta la suddivisione standard in tre atti adottata dalla maggior parte degli autori di Hollywood, e la ricicla in un formato dove solo lo sviluppo conta. Inteso però nel suo naturale scorrere del tempo, ben rappresentato dall’idea di Boyle di narrare gli eventi in tempo reale e con mezzi reali, evolvendo lo strumento di ripresa dalla pellicola al digitale con risultati strepitosi e inaspettati per un direttore della fotografia ancora poco affermato come Alwin H. Küchler. Su questa base scorrono le interpretazioni magnifiche di Fassbender e del resto del cast, stelle di primo ordine come Jeff Daniels e Kate Winslet, Seth Rogen e Michael Stuhlbarg.
Dettagli
- Titolo originale: Steve Jobs
- Regia: Danny Boyle
- Fotografia: Alwin H. Küchler
- Musiche: Daniel Pemberton
- Cast: Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg, Katherine Waterstone, Sarah Snook, John Ortiz
- Sceneggiatura: Aaron Sorkin