Cinema

In Sala. Oldboy

Fausto Vernazzani

Atteso e temuto per lungo tempo, il remake di Oldboy di Spike Lee sorprende, ma non colpisce in alcun modo lo spettatore preparato e non.

Il thriller Shiri di Kang Je-gyu alla fine degli anni Novanta ha aperto il mondo al cinema Sud Coreano, ma fu nel 2003, grazie a Park Chan-wook ed al suo straordinario protagonista Choi Min-sik, che la cinematografia della penisola asiatica iniziò a vivere un vero e proprio boom commerciale a livello internazionale. Il film era Oldboy e vinse anche il premio della giuria – presieduta da Quentin Tarantino – al Festival di Cannes.

Sono anni che la notizia di un remake americano era nell’aria, non semplici voci di corridoio, ma una volontà forte a cui era agganciato da tempo l’afro-americano Spike Lee, regista con alle spalle più documentari che film di finzione a riempire la filmografia sua dell’ultimo decennio. Come già è accaduto in passato, gli statunitensi preferiscono parlare di ri-adattamento, giacché Oldboy è tratto dal manga giapponese di Garon Tsuchiya.

A sostituire Oh Dae-su è Joe Doucett/Josh Brolin, un trentenne rampante e spregiudicato, con il pallino per la mancanza di rispetto nei confronti dei suoi clienti, di sua moglie e anche di sua figlia di tre anni. Corre l’anno 1993 quando viene improvvisamente rapito e rinchiuso in una stanza per vent’anni con solo un televisore per compagnia e ravioli cinesi come pasto. Vissuta la disperazione e la conseguente follia della reclusione, Joe viene liberato senza alcun preavviso con una missione assegnatagli dal suo carceriere: chi è lui, il rapitore, e perché lo ha rapito.

Le aspettative erano di gran lunga peggiori del risultato finale, una versione edulcorata dell’originale coreano. Oldboy mantiene la testa alta, Spike Lee conosce il gioco e dove può cita il collega Park e lo sfida con delle sequenze ben dirette ed una sceneggiatura che tenta fino alla fine di convincere lo spettatore di essere ignorante su tutto. Ma se il punto di arrivo è lo stesso, poco importa l’espediente narrativo rispetto al come, lasciando fin troppo spazio ad una grossa delusione sul finale del film.

Azione e reazione sono i due comandamenti del cinema Sud-Coreano, negli USA ci si ferma spesso solo al primo, dando vita solo ad una sequenza di movimenti senza riuscire ad entrare nel vivo delle conseguenze, facendo così di Oldboy un film che cade nel vuoto, una barzelletta senza la battuta finale. Non una bocciatura completa per Spike Lee, da cui ci si può aspettare ben più dei suoi soliti gruppi etnici (carcerieri afro-americani con Samuel L. Jackson al comando e il pub irlandese di Michael Imperioli), e in cui confidiamo per il prossimo film, sperando non sia un altro remake indesiderato. 


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Spike Lee
  • Fotografia: Sean Bobbit
  • Musiche: Roque Baños
  • Cast: Josh Brolin, Sharlto Copley, Samuel L. Jackson, Elizabeth Olsen, Michael Imperioli
  • Sceneggiatura: Mark Protosevich

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