Cinema

In Sala. Monuments Men

Fausto Vernazzani

L’avventura dei Monuments Men della Seconda Guerra Mondiale diventa una commedia a tinte drammatiche per l’eclettico regista/attore George Clooney.

“La Siria ha sei siti UNESCO, rappresentanti almeno 2000 anni di storia. Tutti sono stati danneggiati.” Così scrive il corrispondente medio-orientale del Guardian Martin Chulov in merito alla spietata guerra civile in atto da anni in Siria, presentando un reportage fotografico che mette in evidenza non solo le perdite umane, ma la stessa essenza della nazione, il suo passato, la sua cultura devastate da bombardamenti e battaglie sanguinose.

L’importanza dell’eredità culturale è un “dettaglio” che da molti uomini fu capito già prima che gli Stati Uniti d’America entrassero attivamente nella Seconda Guerra Mondiale, ma solo nel 1943 nacque il Monuments, Fine Arts, and Archives program, abbreviato come MFAA. Il titolo ufficioso sotto cui circa trecento tra storici dell’arte, curatori di gallerie, architetti e altri specialisti del settore si riunivano era Monuments Men, soggetto del saggio di Robert M. Edsel, adattato per il grande schermo da George Clooney e Grant Heslov per dar vita al film Monuments Men.

A dare un volto alle centinaia di uomini coraggiosi solo sette attori, tra Hollywood e mainstream globale: lo stesso Clooney, fondatore fittizio del MFAA, Matt Damon, curatore del Met di New York, John Goodman, scultore, Bill Murray, architetto, Bob Balaban, teatrante, Hugh Bonneville, studioso inglese, e Jean Dujardin, sorridente francese e insegnante di design. Un cast contro cui è impossibile alzare anche solo un dito.

Se l’idea è quanto meno nobile, sottolineare l’importanza dei conseguimenti storici e artistici di una nazione, l’esecuzione non garantisce affatto un risultato che meriti di essere inserito anche solo oltre la sufficienza. Monuments Men è una corsa al sentimento con protagonisti assoluti Michelangelo e Jan Van Eyck, dietro cui corrono i nostri eroi divisi in gruppetti destinati ad esser protagonisti di scenette comiche e drammatiche, non suscitando né il pianto né il riso, ma solo una placida e mortale indifferenza condita dall’irritante motivetto della colonna sonora di Alexandre Desplat.

Non si ha infatti neanche l’occasione di conoscere gli uomini e le donne di Monuments Men, presentati in fretta e nel tritacarne dopo una manciata di minuti dove si inizia già a presagire lo stile amatoriale a cui Clooney ha ceduto per la messa in scena delle avventure di eroi dimenticati. Primi piani dei protagonisti con lo sguardo sognante verso l’alto, sequele di ripetitivi botta e risposta senza capo né coda, sottotrame così labili da non aver alcun peso sulla storia intera, nonché un fin troppo largo uso della voce narrante votata all’elogio del MFAA. Con Clooney e la sua voce si può essere d’accordo, anzi, si deve essere d’accordo, ma a questo giro era forse meglio che l’attore/regista lasciasse spazio piuttosto al documentario, se queste erano le sue intenzioni.


Dettagli

  • Titolo originale: The Monuments Men
  • Regia: George Clooney
  • Fotografia: Phedon Papamichael
  • Musiche: Alexandre Desplat
  • Cast: George Clooney, Matt Damon, John Goodman, Bill Murray, Jean Dujardin, Hugh Bonneville, Bob Balaban, Cate Blanchett, Dimitri Leonidas, Justus von Dohnányi
  • Sceneggiatura: George Clooney, Grant Heslov

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