In Sala. Maps to the Stars
Cicatrici mentali e sistemi nervosi vicini all’esplosione dipingono una Hollywood corrotta nel crudo film di David Cronenberg.
La stagione cinematografica di Maggio è sempre una delle più belle, il Festival de Cannes apre e si conclude, portando nelle sale spesso e volentieri almeno un paio di titoli dalla kermesse più glamour del panorama cinematografico internazionale. Il 2014 ci ha portato un doppio regalo, il Gran Prix della Giuria ad Alice Rohrwacher per Le meraviglie, e la miglior interpretazione femminile con Julianne Moore, una dei tanti protagonisti del corale Maps to the Stars del regista canadese David Cronenberg, ormai un habitué della croisette.
La “Mappa per le Stelle”, titolo per fortuna lasciato intonso nel suo idioma d’origine, è un gadget necessario per chiunque visiti Hollywood, una cartina dove sono segnate le abitazioni di tutte le star che risiedono nel quartiere di Los Angeles (un giorno la Toscana e il lago di Como dovrebbero prevedere di avviare un’iniziative simile), stelle luminose sullo schermo e sui tappeti rossi, gretti, meschini e fisicamente ripugnanti nella realtà rappresentata da Cronenberg.
Moore è Havana Segrand, un’attrice di mezz’età con la gloria relegata al suo passato, desiderosa di interpretare il ruolo che fu della sua odiata madre (un’ectoplasmatica Sarah Gadon) trent’anni prima, nel reboot preparato da un regista all’avanguardia. La sorte non è però a suo favore e solo la sua nuova assistente Agatha/Mia Wasikowska sembra esserle di conforto, lei che intraprende un rapporto con l’autista Jerome/Robert Pattinson, e tenta di riavvicinarsi alla sua famiglia, composta dal Life Coach Stafford Weiss/John Cusack (terapista di Havana), dalla “reggente” Christina/Olivia Williams e dalla baby star Bejamin/Evan Bird.
Due film in produzione, Acque rubate e Cattiva Baby Sitter, entrambi fonti di esasperazione per Havana e Benjamin, sempre più distrutti da se stessi e dai propri fantasmi del passato, coinvolti in un vortice di immagini morbose. Un affetto malato unisce tutti, famiglie strette a se stesse dall’odio e dall’amore proibito, senza speranza alcuna per chi è stato prodotto da un pool di geni così corrotto. Cronenberg pare lanciarci tra la folla che attraversava la limousine di Cosmopolis, nel mezzo della disperazione attraverso il corpo irraggiungibile, eppure così volgare, dei VIP.
La regia un po’ televisiva e un po’ cinematografica affonda le mani da entrambe le parti, scegliendo la staticità al movimento, l’osservazione alla partecipazione, uno stile che sempre si adatta alle musiche non invasive del fedele Howard Shore e alla fotografia iper-realistica di Peter Suschitzky. Tanta freddezza mette però a repentaglio la sostenibilità di Maps to the Stars, ne mette in evidenza i drammi fin troppo presto, spalmando troppi contenuti all’inizio stesso del film, evitando così che lo spettatore possa in alcun modo sorprendersi o avvicinarsi al tema portante.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: David Cronenberg
- Fotografia: Peter Suschitzky
- Musiche: Howard Shore
- Cast: Julianne Moore, Mia Wasikowska, Robert Pattinson, John Cusack, Evan Bird, Olivia Williams
- Sceneggiatura: Bruce Wagner