In Sala. La vita oscena
Un lento e caleidoscopico travaglio, un requiem per tornare alla vita: il regista Renato De Maria racconta la vita di Aldo Nove al cinema, sigillandola sul volto di Clément Métayer.
La poesia è il centro della vita di Andrea (Clément Métayer), una melodia che culla la sua adolescenza, insieme a quel porto dolce e sicuro che è la sua famiglia. La tempesta però non tarda ad arrivare, quando il volto dolce della madre (Isabella Ferrari) si spegne consumata dal cancro, che trascina con sé anche il padre (Roberto De Francesco) che non regge al dolore. La vita di Andrea allora si apre in una visione nuova e senza speranza: disorientato, incapace di rispondere alla speranza, trova nel sesso, nella poesia più maledetta e nella droga, una cura che sospende il tempo prima di giungere ad una decisione estrema. O almeno così crede prima che qualche risposta gli arrivi inaspettata, e sopraggiunga il senso più profondo del suo interminabile calvario.
Tratto dall’omonima autobiografia di Aldo Nove e presentato nella sezione Orizzonti alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia, La vita oscena si presenta come una scatola inconscia di immagini, dove sono gli sguardi e gli occhi a parlare, sono le inquadrature che dalla mente all’occhio sviscerano il mondo interiore di Andrea. Conservando un po’ gli echi di un Requiem for a Dream, il film di Renato De Maria parte da un libro molto forte, da una storia vera e vissuta che vale la pena raccontare per la sua genesi. L’adolescente che corre sullo schermo e che ha il volto un po’ ingenuo e consumato dell’espressivo Métayer, è un ragazzo che si abbandona ai flussi del male, al finto piacere degli oggetti anestetizzanti: vi si perde, desidera ardentemente la morte, ma come una fenice sceglie la cenere per poi risalire, e avere il coraggio di risentire la vita.
In un film come La vita oscena c’è il rischio di scadere sempre in tematiche dalle sfumature moraliste e sociali, ma De Maria scampa brillantemente questo pericolo. È l’immagine a parlare affidandosi ad una fotografia (Daniele Ciprì) dalla nuance psichedelica e agli annessi “effetti speciali” dal gusto surrealista che fanno buona presa sullo spettatore. Nulla di particolarmente originale ma al servizio e pertinente alla discesa nel mondo osceno del protagonista, che fanno del film anche un curioso esperimento di visioni che prova a scardinare la sintassi della narrazione, tenuta in vita dalla ruvida voce di Fausto Paravidino. Seppur con qualche esagerazione visiva che può talvolta generare un effetto disturbante nello spettatore, La vita oscena è un film che non passa assolutamente inosservato.
Dettagli
- Titolo originale: La vita oscena
- Regia: Renato De Maria
- Fotografia: Daniele Ciprì
- Musiche: Deproducers
- Cast: Métayer, Isabella Ferrari, Roberto De Francesco, Andrea Renzi, Iaia Forte
- Sceneggiatura: Aldo Nove, Renato De Maria