In Sala. La vita di Adele
Arriva a dividere il grande pubblico il film di Abellatif Kechiche vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2013, una storia d’amore intensa e bellissima tra due giovani donne.
Non è facile parlare de La vita di Adele – il film vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes di quest’anno – senza ripetere cose già dette. Di questo film, infatti, si è detto già tutto, si è scritto e sentito di tutto, dal momento in cui è stato presentato alla critica a quando, pochi giorni fa, è arrivato – quasi come un esperimento – al grande pubblico italiano.
La storia è tratta dal fumetto Il blu è un colore caldo (“Le bleu est un couleur chaude”) di Julie Maroh, titolo dal quale si comprendono i riferimenti coloristici (ma non solo) a cui si ispira l’adattamento cinematografico. La versione di Abdellatif Kechiche, invece, si chiama in originale proprio “La Vie d’Adèle – Chapitre 1 & 2” (con riferimento ai capitoli 1 e 2 della vita della protagonista), dunque avendo come intenzione principale quella di raccontare il personaggio di Adèle in varie fasi della sua vita.
In effetti, la giovane Adele è il vero centro dell’attenzione per tutte le tre ore del film: si sprecano gli aggettivi per descrivere l’autenticità di questo personaggio, che non a caso è valso la Palma d’Oro anche alla sua interprete, la ventenne Adèle Exarchopoulos; il premio è stato condiviso sia con il regista, che con l’altra, non meno importante protagonista: Léa Seydoux, nei panni di Emma, la pittrice dai capelli blu di cui si innamora Adele.
L’amore tra Adele e Emma non potrebbe essere più vero, più intenso: l’adattamento dei personaggi e dei dialoghi, quindi, è sicuramente l’aspetto più imponente e interessante del film. Impossibile non rimanere ammaliati dalla bellezza delle due donne, profonde e selvagge in ogni loro espressione, e dai tanti riferimenti culturali di cui è impregnato il testo. Per questo è un peccato vedere il crescendo delle due protagoniste, costruito a dovere nella prima parte del film, spezzarsi finalmente in una scena di sesso troppo lunga per non essere fraintesa dal grande pubblico, che ride d’imbarazzo e di tensione. In questo senso, l’esperimento di cui sopra non può dirsi pienamente riuscito.
Se all’occhio di uno spettatore critico le ripetute immagini di sesso lesbico trovano spazio e senso nel racconto, lo spettatore medio non può non ritrovarsi completamente distratto dal centro della narrazione, che peraltro verte inconfutabilmente sulla persona di Adele.
Al di là di queste discutibili scelte registiche, i movimenti di camera sporchi e imprecisi, i primissimi piani sul viso di Adele, e la fotografia ruvida di Sofian El Fani regalano un quadro quasi fauvista per la sua potenza narrativa. Un ritratto bellissimo ed emozionante che spiega pienamente la decisione della giuria di Cannes 2013 di premiare La vita di Adele come miglior film.
Dettagli
- Regia: Abdellatif Kechiche
- Fotografia: Sofian El Fani
- Musiche: /
- Cast: Léa Seydoux, Adèle Exarchopoulos
- Sceneggiatura: Abdellatif Kechiche, Ghalia Lacroix