In Sala. Io e lei
Maria Sole Tognazzi dopo Viaggio sola sceglie ancora una volta Margherita Buy, accostandola inaspettatamente a Sabrina Ferilli per raccontare l’amore tra due donne.
Federica (Margherita Buy), precisa ma sbadata, architetto e alla ricerca della sua dimensione affettiva. Marina (Sabrina Ferilli), ex attrice e imprenditrice di un bistrò alla moda, passionale e decisa. Tra le due scatta una scintilla che le porta stravolgere le loro vite, a ricominciare daccapo, soprattutto per Federica, con un divorzio alle spalle, per vivere un grande amore che dura da cinque anni. Se Marina dubbi non ne ha e non ha timori a parlare della sua relazione omosessuale, Federica non sembra essere ancora pronta ad annunciare senza riserve al mondo i suoi gusti sessuali. La crisi e l’incomprensione sono allora inevitabili e come una qualsiasi coppia, le due verranno messe duramente alla prova dal tempo e dai loro bisogni.
Essere totalmente severi con Io e lei sarebbe ingiusto: in Italia di film peggiori se ne vedono, e alla Tognazzi bisogna almeno riconoscere il merito di voler cercare, purtroppo non riuscendoci, di voler dare un tono più internazionale alla sua creazione molto vicina allo stile di Viaggio sola, e per la quale si è avvalsa del ben noto Ivan Cotroneo e di Francesca Marciano per la sceneggiatura.
Tema gettonato quello delle coppie omosessuali senz’altro, ma stavolta pulito da frasi da rotocalco o da dissertazioni politiche e drammatiche: Federica e Marina non vivono alcun disagio e se lo vivono, il mal di cuore, è perché a tutte le coppie, etero e non, tocca. La vera forza del film è proprio nel narrare la loro vita con naturalezza, senza voler improntare il film verso scenari polemici o partnership di cause sociali. La pellicola della Tognazzi cattura l’attenzione per una regia fine, matura e riconoscibile, e per la continua attenzione che la regista offre sul mondo femminile post-moderno, quello emancipato che si divide tra lavoro, amore e un’inevitabile dose di malinconia. Il vero peccato però è dover sperare quando ci si avvicina all’epilogo, che il film non finisca nel modo più scontato e prevedibile, una scelta infatti che soffoca quanto messo in gioco e lascia un gusto amarognolo. Un lieto fine decisamente forzato e troppo rassicurante, quando rischiare avrebbe certamente giovato ad un film che spicca il volo con fatica.
A Sabrina Ferilli però i complimenti bisogna farli: nei personaggi cuciti su di lei, l’attrice romana riesce davvero a dare il meglio di sé e a sorprendere, come già accaduto ne La grande bellezza.