Cinema

In Sala. Il viaggio di Arlo

Valentina Esposito

Dopo il successo di Inside Out, la Pixar conclude il 2015 in doppietta e prima di Natale ci regala la storia insolita di un giovane dinosauro con Il Viaggio di Arlo.

 

Una coppia di dinosauri, specie sopravvissuta all’impatto del meteorite, vive coltivando un esteso terreno che sta diventando una piccola fattoria, in cui accogliere le tre uova che a breve si schiuderanno. Buck e Libby sono i primi ad aprire gli occhi e a muoversi già sicuri nella loro terra, Arlo invece con le sue zampette più grandi del corpo fa fatica a muoversi, e impaurito cerca rassicurazione nello sguardo dei suoi genitori. Ad Arlo aspetta una vita diversa da quella dei suoi fratelli: ha bisogno di più tempo per superare le sue paure, e per farlo restare tra i confini di casa non sarà sufficiente.

Il gioco/sfida che ci lancia la Pixar è quello di prendere dall’immaginario collettivo quegli esseri lontani che non abbiamo mai conosciuto come i dinosauri, e immaginare cosa mai fosse accaduto se non si fossero estinti: probabilmente non sarebbero stati da meno dell’uomo, anzi sarebbero stati capaci di svolgere i suoi lavori più duri e persino di mostrarsi compagni fidi e leali. Arlo diventa così The Good Dinosaur, Il viaggio di Arlo, che all’inizio ha persino paura lui dell’uomo, della diversità – in lui c’è più di umano che di animale – fa di Spot, il cucciolo d’uomo, un compagno di avventure e di vita.

È grazie a lui che da dinosauro insicuro e impaurito si trasforma in un dinosauro che fa della paura un’energia catalizzatrice, attraverso cui disciplinare e guidare la sua forza. La storia di Arlo più che quella di un dinosauro è quella di un ragazzo che diventa uomo, oppure quella di un uomo che la vita e le circostanze hanno messo alla prova per superare le sue paure e quella scomoda sensazione di essere al mondo sentendosi fuori posto, a cominciare dalla nascita.

Non siamo di fronte a uno dei capolavori della Pixar: i personaggi e gli snodi della storia non sono particolarmente esilaranti. È una narrazione che nella sceneggiatura e nel montaggio preferisce non strafare prediligendo una storia semplice e pulita che tiene però molto alta l’attenzione dello spettatore. Senza dubbio le scenografie mozzafiato e i colori della grafica giocano un grandissimo fascino, per non parlare degli occhioni espressivi dei personaggi. Parliamo però di casa Pixar che non porterebbe mai sul grande schermo una pellicola che manchi di dignità e valore artistico privilegiando solo il senso della vista, e che soprattutto non lasci nel cuore la meraviglia ed un dolce sorriso sulle labbra.

 

 


Dettagli

  • Titolo originale: The Good Dinosaur
  • Regia: Peter Sohn
  • Fotografia: /
  • Musiche: Mychael Danna, Jeff Danna
  • Cast: Raymond Ochoa, Jack Bright, Frances McDormand, Jeffrey Wright, Marcus Scribner
  • Sceneggiatura: Meg Lefauve

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