Cinema

In Sala. Il nemico invisibile

Cristina Lucarelli

Disconosciuto da cast, regista e produttore arriva in Italia il nuovo thriller di Paul Schrader.

 

Le premesse per aspettative di un certo livello erano tutt’altro che discutibili: un premio Oscar come protagonista della pellicola, lo sceneggiatore di Taxi Driver e Toro Scatenato a scrivere e dirigere. Purtroppo per Paul Schrader però, padre a 360° de Il nemico invisibile, il risultato disattende certamente quanto previsto in maniera poco coscienziosa dall’ingenuo pubblico cui è bastato leggere due nomi-garanzia per affidarsi malamente alla visione di un lungometraggio tutt’altro che entusiasmante.

Ennesima disamina post 11 settembre – di cui non se ne sentiva affatto il bisogno – Il nemico Invisibile (Dying of the Light) vorrebbe essere critica e denuncia, ma è anche un film commerciale che si muove, come accadde anche con The Canyons, tra l’orrore della bocciatura sfiorata.

Nicolas Cage è Evan Lake, un veterano della CIA cui è stata riscontrata una precoce demenza frontotemporale. Dopo essere stato allontanato dal suo ufficio, Lake si metterà sulle tracce del suo nemico di sempre, il jihadista Muhammad Banir, creduto morto da più di vent’anni. Evan, aiutato dal suo protetto Milton Schultz (Anton Yelchin), scoprirà che il criminale è in realtà rifugiato in Marocco; cosciente che la malattia gli concederà poco tempo, l’uomo deciderà comunque d’imbarcarsi per la sua ultima, pericolosa missione.

Una fase iniziale del film potrebbe far pensare al preludio di un prodotto di buona fattura, ma la disillusione non tarderà a farsi avanti, nemmeno troppo lentamente. Ci si perde in un plot scontato e privo di mordente, uno script che voleva viaggiare sui temi della virtù e del tradimento, dell’ossessione e del dolore, ma che poi si trova a risolverli con un gioco interpretativo quasi macchiettistico. La prova di Cage è abbastanza deludente, così come il livello di recitazione in generale. Con una sceneggiatura scontata, trova una piccola ancora di salvezza la fotografia che almeno può fregiarsi della piena sufficienza. Divorato dalla stessa fame di gloria, Schrader si chiude su stesso, in un vortice di ripetitività e prevedibilità, di cui il “colpo di scena” finale ne è la perfetta sintesi. Fuori misura, fuori binario, fuori logica: thriller scontato e banale.

 


Dettagli

  • Titolo originale: Dying of the Light
  • Regia: Paul Schrader
  • Fotografia: Gabriel Kosuth
  • Musiche: Frederik Wiedmann
  • Cast: Nicolas Cage, Anton Yelchin, Alexander Karim, Irène Jacob, Adetomiwa Edun
  • Sceneggiatura: Paul Schrader

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