Cinema

In Sala. Hitman: Agent 47

Vincenzo De Divitiis

Un fallimento in toto per l’esordiente Aleksander Bach e il secondo adattamento del videogame cult Hitman.

 

Il mondo dei videogame è da sempre stato considerato come un universo parallelo a quello del cinema per la sua capacità di racchiudere storie ed intrecci originali simili a quelli visti sul grande schermo. E così sono nate innumerevoli trasposizioni filmiche con risultati tuttavia poco incoraggianti sia dal punto di vista qualitativo che più strettamente commerciale, fatta salva qualche eccezione. Questa volta è il turno di Hitman, videogame cult fra gli appassionati, rivisitato per la seconda volta nel giro di pochi anni – la prima era a firma di Xavier Gens nel 2007 – dall’esordiente Aleksander Bach il quale con il suo Hitman: Agent 47 tenta di sfruttare il buon soggetto di partenza per realizzare un action movie di quelli vigorosi e spettacolari. Il colpaccio a conti fatti non riesce e ciò che ne viene fuori è un prodotto fiacco e scadente anche per un pubblico non di cinefili e pronto a ingurgitare qualsiasi pellicola gli venga proposta.

In passato lo scienziato Piotr Litvenko (Ciaràn Hinds) fu a capo di esperimenti volti a creare il prototipo del killer perfetto, ossia un uomo capace di non provare affetti e sentimenti di alcun tipo. Preso dal senso di colpa il dottore scomparve nel nulla abbandonando al suo destino sua figlia Katia (Hannah Ware) la quale dedica la sua vita alla ricerca del padre. Tutto scorre tranquillo fin quando la donna viene seguita da una delle creature di Litvenko, Agente 47 (Rupert Friend), e un certo John Smith (Zachary Quinto) che ha il compito di rapire la ragazza per conto di un’agenzia intenzionata ad arrivare a suo padre per costituire un esercito di killer robot ancora più potenti.

Il commento più immediato ed efficace per descrivere il lavoro di Bach è che questo Hitman: Agent 47 è davvero un film mal riuscito da tutti i punti di vista. La prima lacuna che balza agli occhi è quella relativa alla sceneggiatura dal momento che, seppure da un B-Movie non è lecito aspettarsi chissà quale lavoro accurato in fase di scrittura, il plot è piuttosto prevedibile e caratterizzato da vistosi cali di ritmo causati da una presenza costante di dialoghi inutili e ricchi di luoghi comuni del genere con citazioni sparse qua e là senza una precisa logica. Molti si aspetterebbero un riscatto almeno dal punto di vista visivo e della resa della parte action con quest’ultima che però non fa altro che adeguarsi alla piattezza generale e non presenta alcuna trovata degna di nota, ad eccezione della scena in cui l’Agente 47 uccide i cattivi che si calano da corde agganciate alla sua macchina. Molto male anche le prove attoriali con tutti gli interpreti impalpabili e schiavi di personaggi resi nel peggiore dei modi e poco carismatici.


Dettagli

  • Titolo originale: Hitman: Agent 47
  • Regia: Aleksander Bach
  • Fotografia: Óttar Guðnason
  • Musiche: Marco Beltrami
  • Cast: Rupert Friend, Hannah Ware, Zachary Quinto, Ciaràn Hinds
  • Sceneggiatura: Skip Woods, Michael Finch

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