Cinema

In Sala. Grace of Monaco

Marina Niceforo

Apre il 67° Festival di Cannes il discusso ritratto della principessa Grace Kelly firmato Olivier Dahan e interpretato da una strepitosa Nicole Kidman.

Due giorni fa ha aperto la 67° edizione del Festival di Cannes, e da ieri è anche nelle sale italiane Grace di Monaco di Olivier Dahan, il film ispirato alla vita di Grace Kelly già oggetto di numerose polemiche da parte della famiglia Grimaldi. Al Principato di Monaco, infatti, non è piaciuta la ricostruzione di fatti e persone nel film, per quanto lo stesso Dahan non abbia mai preteso lo status di biopic per Grace di Monaco, ma abbia anzi ammesso di averne voluto fare un lavoro puramente artistico e non storico.

A vestire i sontuosi e bellissimi abiti (i costumi di Gigi Lepage, a tal proposito, sono fantastici) dell’attrice americana divenuta principessa dopo aver sposato Ranieri III di Monaco una radiosa Nicole Kidman, affiancata da Tim Roth nel ruolo del principe. Già nel 2008 il lavoro di Dahan era valso l’Oscar come Miglior attrice protagonista a Marion Cotillard in La vie en rose, ma se anche stavolta arrivasse lo stesso riconoscimento per la Kidman, il merito non sarebbe tutto del regista francese.

Quanto imbarazzo creano gli insistenti e ripetuti primissimi piani sugli occhi dell’attrice, che a tutto servono fuorché a creare intensità emotiva, quanto disagio il discorso finale della principessa, che poteva davvero dare senso e direzione al personaggio e dunque alla storia? Certo, si entra qui nel territorio dello sceneggiatore (Arash Amel), ma quando si tratta di una materia narrativa così importante e di uno script confezionato ad hoc intorno ad un unico personaggio protagonista, la volontà prevalente è sempre quella del regista.

Gli autori fanno in modo che il ritratto della principessa Grace esca vincente dalla serie delle vicende narrate, col suo supporto al principe Ranieri nella gestione dell’impasse politico venutosi a creare con De Gaulle nel 1962; se questa linea di scrittura costituisce il grosso dell’appeal nella seconda parte del film (manca quasi del tutto nella prima, infatti), peggiore risulta quella che descrive la personalità di Grace Kelly. Vero o presunto che sia stato, appare eccessivamente brusco il passaggio dallo stato di smarrimento e di crisi iniziale (dove Grace parla addirittura di divorzio) all’accettazione dello status di principessa, che passa comunque attraverso il doloroso abbandono delle scene hollywoodiane: come se la persona e il personaggio di Grace Kelly non combaciassero.

Era un’attrice, e il film sembra indicare uno sforzo interpretativo di tutta una vita per essere o almeno sembrare la perfetta principessa, allo stesso tempo non negando il profondo amore di Grace per la famiglia: una doppia motivazione che però non resta chiara.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Olivier Dahan
  • Fotografia: Eric Gautier
  • Musiche: /
  • Cast: Nicole Kidman, Tim Roth, Parker Posey, Paz Vega, Milo Ventimiglia, Derek Jacobi, Frank Langella, Roger Ashton-Griffiths
  • Sceneggiatura: Arash Amel

Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti