Cinema

In Sala. Giovani ribelli

Marina Niceforo

John Krokidas debutta con materiale esplosivo, su una New York degli anni Cinquanta in via d’immersione nella beat generation letteraria.

Presentato in anteprima al Sundance Festival all’inizio di quest’anno e a Venezia alle Giornate degli Autori, Giovani ribelli arriva ora nelle sale italiane trascinando con sé una discreta curiosità da parte di pubblico e critica. Il film segna anche il debutto al lungometraggio per il regista John Krokidas.

La storia ripercorre i passi dei poeti che nella New York degli anni Cinquanta diedero vita alla Beat Generation – i mostri sacri Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William Burroughs – e la nascita di quel movimento letterario che, appunto, sconvolse i canoni di scrittura (e non solo) delle generazioni future. In particolare, il film si concentra sulla figura di Ginsberg, interpretato da un sorprendente Daniel Radcliffe: così come il poeta viene raffigurato prima di “sbocciare”, e ancora vergine in tutti i sensi, allo stesso modo l’attore si libera definitivamente, con questo ruolo, dello scomodo alter ego di Harry Potter con il quale l’avevamo identificato fino a questo momento.

Il personaggio di Ginsberg è effettivamente quello più approfondito e meglio riuscito insieme a quello del controverso Lucien Carr (Dane DeHaan), per quanto quest’ultimo e quello del bohemien William Burroughs (Ben Foster) risultino in alcuni tratti un po’ forzati. Maggiore spessore in scrittura, invece, avrebbe reso giustizia alla figura di Jack Kerouac (interpretato da Jack Huston). Convince comunque il gioco tra i protagonisti, il loro progettare una rivoluzione letteraria, e soprattutto la forte tensione sessuale che si respira tra Carr e Ginsberg.

La vicenda dell’omicidio di David Kammerer, che apre Giovani ribelli e ne determina il finale, passa un po’ in secondo piano, costituendosi quasi come una complicazione non perfettamente anticipata durante il resto della storia; è evidente, però, il tentativo di Krokidas di voler fare del rapporto tra Carr e Kammerer un elemento di disturbo per l’altro protagonista Ginsberg.

Un film dalla struttura articolata e dai toni non del tutto drammatici, in cui risaltano le scelte di regia e di montaggio originali, frenetiche, veloci come i pensieri degli artisti a metà tra delirio e allucinazione. Una nota di merito va anche alla fotografia di Reed Morano, puntuale nel ritrarre sensazioni e mood di quegli ambienti: preferendo colori che ricordano il tabacco e chiaroscuri che richiamano il jazz, il risultato è quello di una bella fotografia invecchiata. Interessante a tal proposito l’allestimento scenico e i costumi. Un esordio promettente per Krokidas, che riesce ad affascinare comunque per tutta la durata del film, lasciandoci con la voglia di rivederlo presto.


Dettagli

  • Titolo originale: Kill Your Darlings
  • Regia: John Krokidas
  • Fotografia: Reed Morano
  • Musiche: Nico Muhly
  • Cast: Daniel Radcliffe, Dane DeHaan, Ben Foster, Jack Huston
  • Sceneggiatura: Austin Bunn, John Krokidas

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