Cinema

In Sala. Fuocoammare

Valentina Esposito

Gianfranco Rosi conquista Berlino raccontando con poesia e lucidità la ben nota questione lampedusana.

Gianfranco Rosi è uno di quei registi che non amano essere sotto i riflettori, ma come i cineasti di vecchia maniera prende voce solo quando le sue opere lo spingono inevitabilmente a farlo. O forse decide di parlare e di filmare solo quando sa di poter mostrare qualcosa che saprà generare eco nell’aria. Come Sacro GRA nel 2013, che gli valse il Leone d’oro a Venezia, anche Fuocoammare ha generato scintille, fatto scrivere e tornare a parlare di una delle questioni europee più scottanti degli ultimi tempi: Lampedusa e l’inenarrabile tragedia di quegli immigrati africani alla ricerca fuori dalla patria di una speranza che per molti si ferma alle soglie dell’isola.

Anche questa volta a catturare l’attenzione di Rosi è la vita di chi vive ai margini, di chi guarda con naturale disincanto la realtà. Questa volta a farsene carico sono gli occhi timidi e sognanti del piccolo Samuele Pucillo, la cui vita a Lampedusa è sospesa tra i banchi di scuola e la fantasia, ancorata più alla terra che al mare. Scena destinata a farsi simbolo della pellicola è proprio quella in cui Samuele e un amico in cima ad una scogliere giocano, immaginano di tirare una fionda verso il mare, ignari che su quelle coste sono migliaia gli immigrati che vi approdano, troppo spesso perdendo la vita.

Da puro documentarista Rosi ha girato a Lampedusa vivendoci, cercando di comprendere e addentrarsi nel cuore di quegli isolani, divisi tra chi conosce, chi non comprende o non ha voglia di capire. Un viaggio durato più di un anno a cui il regista ha posto fine quando l’urgenza di mostrare quello che il cuore e gli occhi avevano visto era più importante di qualsivoglia narrazione e ricerca stilistica. Fuocoammare presenta una narrazione lucida e scottante, fredda solo nei colori della fotografia, e ha scosso così tanto la 66esima Berlinale da conquistare l’Orso d’oro.

L’attualità del tema ha senz’altro avuto il suo peso sulla vittoria, che può essere discussa additandovi tutte le considerazioni possibili. Ciò che però non può essere messo in discussione è il valore di Rosi come uno dei registi italiani più interessanti per aver sviluppato una poetica personale che ben sa mescolare urgenza, questioni sociali e arte cinematografica. La sua capacità di documentare l’amarezza, senza rinunciare ai tempi e alle potenzialità che appartengono solo al cinema, conquista lo spettatore. Una vicenda così drammatica, raccontata e bombardata a suo tempo dall’avidità delle immagini televisive, nell’occhio-camera di Rosi arriva a chi osserva non nel suo aspetto terrificante ma nella sua umanità. Una narrazione che conserva e perpetua echi neorealistici, portando la poesia anche nel dolore.


Dettagli

  • Titolo originale: Fuocoammare
  • Regia: Fuocoammare
  • Genere: Documentario
  • Fotografia: Gianfranco Rosi
  • Musiche: /
  • Cast: Samuele Pucillo, Mattias Cucina, Samuele Caruana, Giuseppe Fragapane
  • Sceneggiatura: Gianfranco Rosi

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