In Sala. Città di carta
Dopo il successo di Colpa delle stelle, tocca ora a Città di carta, tratto anch’esso da un romanzo di John Green, trovare un comodo adattamento per il grande schermo, ma stavolta con minor fortuna.
Quentin (Nat Wolff) scopre alle porte dell’adolescenza che il miracolo della sua vita è stato vedere la ragazza dei suoi sogni diventare la sua vicina di casa: dal momento in cui l’ha vista sfilare fuori dall’auto, il suo più grande desiderio è sperare che lei gli chieda di restare con lei, magari per sempre. Ma la sua Margo (Cara Delevingne) non è una ragazza che si tiene a bada facilmente: affascinata dal mistero, desiderosa di infiltrarsi nella vita degli altri per giustizia e vendetta personale o universale, è nel club delle ragazza più popolari e desiderate della scuola. Una leggenda in canotta bianca, shorts, un felpone col cappuccio e un bel paio di occhi azzurri. Lui invece è il bravo ragazzo, da cui però Margo sa di poter sempre tornare per condividere la sua più grande passione: bravate notturne e fughe dalla realtà. Un amico che forse potrebbe essere qualcosa di più, se fosse disposto ad accettare quanto lei il rischio a cui la vita non può sottrarsi.
Paper Towns (Città di carta), fatica letteraria del 2008 di John Green che ricorda per certi versi il suo precedente, ma nettamente superiore, Cercando Alaska, ha come suo primo pubblico di riferimento gli adolescenti, e il film omonimo resta assolutamente fedele a questa scia. Città di carta non riesce a decollare, incapace di uscire dai cliché del genere adolescenziale-sentimentale, infarcito di trovate da spy story ma preferendo alle scene d’azione un viaggio in auto verso la terra promessa, New York.
Il soggetto di Green non propriamente scontato a livello narrativo, è una storia alla quale, pur avendo tutti gli ingredienti per lasciare qualcosa alla mente e al cuore su temi universali come l’amore, la vita e l’adolescenza, il grande schermo – con la regia di Jake Schrier – non riesce a rendere giustizia riducendola ad un adattamento scialbo e poco convincente. La recitazione improvvisata, stereotipata e amorfa dei due giovani Delevingne e Wolff non riesce ad entrare nelle profondità dei personaggi, ridotti a caratteri dalla maschera consumata, così freddi e insensati agli occhi dello spettatore. Ma è la sceneggiatura il peccato più grave di questo Città di carta: dialoghi inconsistenti e da aforisma, personaggi di contorno ridotti a ombre e una scrittura delle scene troppo rassicurante, danno al film un’ossatura di carta inespressiva, incapace di rischiare e di innovare un genere di successo ben consolidato, che preferisce sempre ripiegarsi su se stesso.
Dettagli
- Titolo originale: Paper Towns
- Regia: Jake Schreier
- Fotografia: David Lanzenberg
- Musiche: Son Lux, John Debney
- Cast: Cara Delevingne, Nat Wolff, Austin Abrams, Justin Smith
- Sceneggiatura: Scott Neustadter, Michael H. Weber, John Green