E venne il momento della delusione. Dopo una settimana di Festa del Cinema di Roma arriva infatti il film che tradisce tutte le aspettative e si rivela essere quello che in gergo calcistico viene definito “bidone”. A fregiarsi di questo poco nobile appellativo è Capitan Fantastic di Matt Ross e con protagonista l’acclamato attore Viggo Mortensen, quest’ultimo anche ospite nella capitale all’interno della sezione “Incontri ravvicinati”.

Un film pretenzioso e stucchevole per certi aspetti che tenta di portare sullo schermo una blanda favola moderna sull’educazione dei figli e l’elaborazione del lutto: asticella abbastanza alta per il regista e attore statunitense che stecca miseramente rendendo il tutto banale e facilotto.

Ben (Mortensen) ha una moglie perfetta con cui condividere il sogno di una vita, e cioè quello di vivere a contatto con la natura, lontano dalla civiltà secondo lui inquinata e contaminata, facendo crescere i propri figli in un clima spensierato ed esente da ogni tipo di regola ed educazione.

Tutto fila liscio fino a quando la morte della madre costringe il protagonista e i figli ad affacciarsi al mondo “normale”, cosa che in un primo momento crea problemi ma che col passare del tempo apre loro la mente e permette di scoprire tante cose nuove.

Il grande problema di Capitan Fantastic è quello di aggrapparsi sempre e comunque ad appigli scontati e risvolti narrativi che di sicuro possono piacere al pubblico. Abbondano dunque gag esilaranti viste migliaia di volte, tutte giocate sulla stramba educazione che il padre impartisce ai figli, battute telefonate e, soprattutto, una fastidiosa e ingombrante vena melodrammatica che pervade il finale rendendo anche pesante e noiosa la visione dell’ultima mezzora.

Un prodotto molto ingenuo che dunque crolla miseramente non appena le suddette basi poco solide su cui si poggia vengono meno, mettendo anche a nudo le pecche di un cast che, eccezione fatta per il sempre bravo Mortensen, non può contare neanche su bambini davvero simpatici o comunque capaci di suscitare grosse emozioni. Gli unici momenti degni di nota sono le sequenze in cui la storia prende una piega on the road arricchita da qualche trovata originale e un ritmo incalzante che compensano solo in parte la noia di circa due ore di film.

Operazione, dunque, riuscita malissimo e occasione gettata alle ortiche.