In Sala. Anomalisa
Solitudine, alienazione e fragilità in stop-motion: Charlie Kaufman realizza la sua prima penetrante pellicola d’animazione che desta tenerezza e disorientamento.
Piange il cuore nel vedere gli incassi timidissimi di un film d’animazione così meritevole d’attenzione qual è Anomalisa: distribuito magramente in Italia e destante poca attenzione da parte dei media, se non da chi è più addentro al settore, l’opera prima d’animazione di Charlie Kaufman, in collaborazione con Duke Johnson, non passa inosservata. Giochi di parole, visioni oniriche che richiamano o ricordano altre pellicole – c’è un po’ della sospensione e della disperata ricerca di un’emozione come in Her di Spike Jonze, ma c’è anche tutta la fantasia e quel ritmo stentato che muove persone e oggetti ne La schiuma dei giorni di Michael Gondry – , interconnessioni tematiche che da qualche anno portano il cinema a inseguire un discorso sulle sorti dolorose e inafferrabili della vita umana, che non basta una sola visione per coglierle tutte. E d’altronde, l’artista che opera in questo modo non vuole lasciare allo spettatore che gli sprazzi di un viaggio: diceva Carmelo Bene, infatti, che lo “spettatore dovrebbe non poter mai raccontare ciò che ha udito, ciò da cui è stato posseduto nel suo abbandono a teatro”. Un processo che può accadere anche a cinema, come nel caso di Anomalisa.
Michael Stone è un noto coach che lavora sulla motivazione, reduce dal successo del suo bestseller Come posso aiutarti ad aiutare gli altri?, rivolto ad un pubblico di lavoratori addetti al servizio clienti. Michael aiuta gli altri, ma gli altri non riescono ad aiutare lui: le voci di chi incontra per caso e dei suoi affetti non sono che echi anonimi, spesso sovrapposti fra loro. È Lisa l’unica a riuscire a stabilire un contatto con Michael, lei che ha letto il suo libro con al fianco un dizionario per non perdersi neppure un significato delle parole prodotte dalla sua genialità. Lisa si presenta come l’amore della sua vita, una donna-angelo che può risolvere la sua anomalia. Forse.
Anomalisa, nasceva come una pièce teatrale che faceva della voce l’unico canale attraverso cui far arrivare il dramma di Stone, emblema di un uomo moderno sempre più sofisticato ma poco avvezzo al contatto umano. Scegliere lo stop-motion non è un caso: non si tratta solo di un piacere sperimentale, ma è trasformare in cinema un testo teatrale, rendendo visibile ciò che a teatro poteva solo essere percepito attraverso il suono. È una scelta quindi che ragiona sulle possibilità del cinema stesso, nella sua capacità di non semplicemente “adattare”, ma (re)inventare e decifrare attraverso il proprio codice, quello che ancora non era stato detto. Coraggioso è farlo attraverso il linguaggio dell’animazione, che può vantare un’espressività e una potenzialità unica nel farci percepire l’invisibile della realtà.
Dettagli
- Titolo originale: Anomalisa
- Regia: Charlie Kaufman, Duke Johnson
- Genere: Drammatico
- Fotografia: Joe Passarelli
- Musiche: Carter Burwell
- Cast: Jennifer Jason Leigh, Tom Noonan, David Thewlis
- Sceneggiatura: Charlie Kaufman