Un po’ commedia, un po’ thriller, un po’ action movie, American Ultra è un film del 2015 scritto da Max Landis (Chronicle) e diretto dal regista anglo-iraniano Nima Nourizadeh, in Italia dal primo weekend di Luglio; un esperimento che unisce generi diversi tra loro sfruttando la violenza come motivo portante della storia.

Nella tranquilla West Virginia, Mike e Phoebe (Jesse Eisenberg e Kristen Stewart) sono una coppia un po’ sballata ma decisamente innamorata; la loro stramba quotidianità, però, viene interrotta all’improvviso quando Mike viene attaccato da alcuni letali sconosciuti, scoprendo a sua insaputa di essere perfettamente addestrato per difendersi.

C’è molto in American Ultra che lascia perplessi proprio per l’esito di quell’esperimento di commistione dei generi indubbiamente difficile da realizzare. Seppure non dispiace il mix tra la commedia e la trama di spionaggio, costruito su situazioni narrative interessanti (come la scena nel supermercato o nella centrale di polizia), è la struttura di fondo della storia che presenta i difetti maggiori. Manca infatti la motivazione che dà il via alla caccia all’uomo (giustificata con la cieca ambizione del personaggio interpretato da Topher Grace), come manca una spiegazione all’addestramento militare offerto a Mike dai servizi segreti (il misterioso programma della CIA per civili con problemi con la legge); in generale, appare poco chiaro lo scopo ultimo di questa storia. La confusione nasce purtroppo dalla scrittura di Landis, come confermano anche i dialoghi fin troppo altisonanti: perché il desiderio di sdrammatizzare gli eventi vanifica la credibilità dei due protagonisti, forse gli unici due personaggi davvero convincenti per caratterizzazione. In particolare, Eisenberg è il volto ideale per impersonare il vicino di casa un po’ nerd che nasconde doti inaspettate.

In regia funzionano i frammenti incrociati dei ricordi di Mike e l’alternanza tra tempi veloci e rallentati nelle scene di movimento; Nourizadeh raccoglie la lezione dei thriller di azione e sfrutta bene prospettive e angolazioni di camera. Buono anche l’uso delle luci e dei colori nella fotografia di Michael Bonvillain.

Un film, il cui titolo rimanda a storie di ultraviolenza americana, che ha tra gli intenti quello di reinterpretare la spy story, ma che risulta tra i rimandati a Settembre di questo 2016.