Cinema

In Rete. Welcome to New York

Cristina Lucarelli

Lo scandalo che coinvolse Dominique Strauss-Kahn nel 2011 ispira un caustico film del controverso regista Abel Ferrara con Gérard Depardieu.

Dopo circa tre anni, il regista del controverso capolavoro Il cattivo tenente, Abel Ferrara, torna ad indagare gli oscuri recessi dell’animo umano sul grande schermo con la pellicola drammatica Welcome to New York, girata tra gli Stati Uniti e la Francia. Liberamente tratto dallo sconvolgente caso di Dominique Strauss-Kahn – direttore generale del Fondo Monetario Internazionale arrestato nel maggio del 2011 per un tentativo di stupro – il dissacrante cineasta dice la sua muovendosi in quei territori a lui sicuramente più congeniali, ossia non aule di tribunale o ricostruzioni veritiere di cronaca, bensì esplorazione degli abissi di un ennesimo antieroe, peccatore tormentato e dannatamente noir.

Deveraux (Gérard Depardieu) è a capo del FMI e nel momento in cui sta per annunciare la propria candidatura alle presidenziali francesi, dopo l’ennesimo festino sessuale, la sua vita viene sconvolta da un’accusa di stupro ai danni di una cameriera d’albergo. L’uomo sarà arrestato presso l’aeroporto di New York.

Welcome to New York inizia con un’intervista al travolgente e straripante (in tutti i sensi) Depardieu che spiega i motivi per cui ha accettato questo ruolo scomodo, una parte che non ama affatto, aprendo la personale disamina di Ferrara con un esplicito artificio. Deveraux è un uomo, è un politico, è un padre ed è un marito, svergognato pubblicamente deve fare i conti con la pubblica morale ma anche con il proprio io, con quei demoni notturni noti spesso come sesso, potere, droga.

I misfatti del protagonista sono narrati attraverso una regia molto asciutta e realistica: un rigore stilistico che si traduce nella rappresentazione lucida del personaggio principale, quello stesso governato dai propri abusi e dalla presenza ingombrante della moglie Simone – una Jacqueline Bisset al top – stanca e delusa dagli eccessi del consorte. A farla da padrone è comunque lo stesso Depardieu, prototipo dell’uomo largen than life, che imparata la lezione pasoliniana inscena il “godimento puro”, la libidine per cui tutto è sacrificabile, compresa famiglia, affetti, immagine pubblica. Abel Ferrara resta spietato fino alla fine, perché nel deserto della morale, nella totale assenza di qualsivoglia senso di colpa di nessuno può salvarsi, specie dai mostri che si portano dentro.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Abel Ferrara
  • Fotografia: Ken Kelsch
  • Musiche: /
  • Cast: Gérard Depardieu, Jacqueline Bisset, Drena De Niro, Amy Ferguson
  • Sceneggiatura: Abel Ferrara, Christ Zois

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