Cinema

In Rete. The Act of Killing

Vincenzo De Divitiis

Al Milano Film Festival il documentario shock di Joshua Oppenheimer racconta la crudeltà e il sangue della dittatura di Suharto in Indonesia

Il 1965 fu una data importante per la storia dell’Indonesia. In quell’anno l’esercito realizzò un colpo di stato dando il via ad una lunga dittatura e allo spietato massacro di tutti gli avversari politici, in particolare i comunisti, uccisi da gangster ed altri uomini di strada ingaggiati per assurgere a questo sanguinoso compito. Una triste pagina rivisitata in maniera originale nel documentario The Act of Killing, vincitore del premio della giuria ecumenica all’ultima Berlinale e presentato all’ultimo Milano Film Festival, che segna l’esordio alla regia per lo sceneggiatore Joshua Oppenheimer. L’autore statunitense sceglie come protagonisti Anwar Congo, carnefice del 1965, e Herman Koto, gangster e leader dei paramilitari, per mostrare le loro tecniche di tortura e omicidio attraverso un film ispirato ai famosi gangster movie e western.

Fin da subito emerge la scelta del regista di non voler raccontare la storia in modo tradizionale né tantomeno esprimere giudizi come dimostra la totale mancanza di voci fuori campo e didascalie, ad eccezione di quelle iniziali volte a fornire le coordinate storiche allo spettatore. La parola,dunque, viene affidata ai testimoni i quali informano sulle violenze perpetrate in quegli anni e sulla feroce campagna denigratoria nei confronti dei comunisti che coinvolgeva giornali corrotti ma, soprattutto, un film nel quale gli avversari politici venivano messi in cattiva luce. È proprio il cinema  a confermarsi un importante strumento politico ed un mezzo attraverso il quale viene ripercorso quel periodo con la realizzazione di una pellicola la cui regia è affidata simbolicamente ai due protagonisti. Sono loro, infatti, a creare la sceneggiatura del film e a dettare i ritmi del documentario stesso in una ben riuscita operazione di meta-cinema che culmina nella formidabile scena dell’interrogatorio dal grande impatto visivo nella quale vengono ricostruite le tipiche atmosfere gangster con  Anwar che si ritrova a recitare nella finzione la parte della vittima. Tale ribaltamento dei ruoli conduce l’uomo ad una riflessione e ad un quasi ravvedimento sulle crudeltà da lui messe in atto sotto la protezione del governo indonesiano come si evince dalla sua significativa frase che recita: ”I crimini di guerra vengono definiti dai vincitori”.

Il regista mette in mostra una buona capacità di creare una narrazione lineare e piacevole da seguire nonostante la lunga durata della versione completa (159 min. circa). Buona e non ottima per via di alcuni monologhi di alcuni personaggi troppo lunghi e dispersivi che rischiano di minare la capacità di attenzione dello spettatore.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Joshua Oppenheimer
  • Fotografia: Anonymous, Carlos Arango De Mortis, Lars Skree
  • Cast: /
  • Sceneggiatura: Karsten Fundal

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