Cinema

In Focus. Il profilo buono di Julieta

Fausto Vernazzani

Il lato positivo del mediocre Julieta, ultimo film di Pedro Almodóvar, un tiepido ritorno al cinema delle donne.

Accoglienza tiepida al Festival di Cannes, la Julieta di Pedro Almodóvar non ha goduto alcun successo né ha potuto barricarsi contro particolari critiche, rafforzandosi con una strenua difesa dagli strali della stampa. No, Julieta non ha avuto la sorte del film di Xavier Dolan o, peggio ancora, di Sean Penn, la kermesse francese lo ha lasciato passare in sordina, candidandolo a una Palma d’Oro vista neanche in lontananza. Uscito subito dopo nelle sale italiane, ha confermato quanto è già accaduto: non è certo uno dei suoi migliori.

Così come Gli amanti passeggeri fu un ritorno alla commedia goliardica degli inizi, Julieta nasce come un salto indietro verso il cinema delle donne che lo ha portato a ricevere applausi ancor più forti. Film come Volver, Gli abbracci spezzati, Tutto su mia madre e a modo suo anche Parla con lei, lo avevano consacrato come regista del mondo femminile. Curato, dettagliato, comprensivo, ha saputo dare risalto a tematiche altrimenti in secondo piano nell’ottica di altri autori cinematografici concentrati su tematiche simili.

La storia di Julieta, nome della protagonista, si divide in due tempi: il presente e il passato. L’inizio coincide con l’oggi, portandoci a ritroso nel tempo alla scoperta del “segreto” di Julieta, ora donna di mezza età pronta a una fuga d’amore in Portogallo per lasciarsi Madrid e i suoi ricordi alle spalle; un incontro fortuito però concede alla memoria una seconda vita e convince Julieta ad abbandonare i suoi propositi e a restare nella capitale: in una casa simile alla vecchia, affronta il ricordo della perdita della figlia Antía a soli 18 anni.

Non morta, scomparsa per motivi a lei incomprensibili, ma prima di arrivare alla spiegazione, anche solo dei meri fatti, Julieta scrive la storia della sua nascita, di come la incontrò, dei sensi di colpa che l’hanno afflitta e degli uomini da cui è stata segnata: uno sconosciuto su un treno, un pescatore di cui innamorarsi in quello stesso viaggio e il suo lontano padre andaluso, dall’altra parte della Spagna dove lei andrà a vivere, la Galizia affacciata sul mare che bagna il Nord Europa. Ma ogni uomo ha dietro una donna e un’immagine.

A essere franchi Almodóvar commette un errore: la sceneggiatura è confusa nei toni, si esprime in maniera radicalmente differente da quello che è lo svolgimento reale degli eventi. Non riesce possibile considerare Julieta un successo, né un film riuscito e meritevole di una sufficienza. Tuttavia Julieta ha un profilo buono, mascherato dalle sicuramente buone intenzioni del suo regista: il modo in cui affronta non tanto le persone, ma l’idea stessa delle donne sarà certamente un aspetto interessante da studiare per tutti gli appassionati.

Il coma torna in auge, in senso letterale e non: la malattia, l’allettamento, danno fuoco alla vita dei personaggi femminili di Julieta, costringendole a un ruolo marginale tanto nella pellicola quanto nelle esistenze dei loro uomini, portati a cercare conforto altrove perché “l’uomo ha le sue necessità”. Immaturi al confronto con donne a cui è dato l’obbligo di affrontare il dolore in modo più profondo, accettando se stesse e tutto ciò che le accomuna, tanto nel male quanto nel bene.

L’uomo nella coppia è come un bambino, dimentica l’età, dimentica gli affanni e pensa a godersi la compagnia delle proprie donne, non hanno la capacità di comprendere il mondo opposto. Alle donne spetta il resto, le decisioni mature, di armarsi e prendere la vita per la collottola e tentare di gestirla in modo tale da non andare incontro al destino ultimo: il coma, la desolazione e l’abbandono da cui Julieta riesce a sfuggire solo grazie all’aiuto di sua figlia Antía. Questo è il lato positivo della Julieta di Almodóvar.

Osservato come tassello della filmografia dello spagnolo, Julieta acquisisce un senso, un ruolo, fa parte di un discorso ampio piacevole da ascoltare e meritevole di essere considerato. Resta il fatto che si tratti di un film poco riuscito, mediocre come pezzo a se stante. Motivo per cui appare giusto scavare cercando di trovare il buono che c’è, portare la conchiglia all’orecchio anziché fissarla a distanza: il suono del mare è la vita sotterranea della Julieta di Almodóvar, qualcosa a cui, almeno per ora, possiamo aggrapparci.


Dettagli

  • Titolo originale: Julieta
  • Regia: Pedro Almodóvar
  • Anno di Uscita: 2016
  • Genere: Drammatico
  • Fotografia: Jean-Claude Larrieu
  • Musiche: Alberto Iglesias
  • Costumi: Sonia Grande
  • Produzione: Spagna
  • Cast: Emma Suárez, Adriana Ugarte, Daniel Grao
  • Sceneggiatura: Pedro Almodóvar, Alice Munro

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