In Focus. Dalle baracche di The Millionaire alla scatola dei sogni di The Idol
Da The Millionaire di Danny Boyle a The Idol di Hany Abu-Assad, quando la televisione diventa la voce di riscatto per un intero popolo.
The Idol di Hany Abu-Assad si presenta come una delle sorprese più gradite di questa stagione cinematografica: strutturato come un racconto di formazione, dove non mancano tutti gli ingredienti più amati da un pubblico di giovanissimi quanto di adulti, è una storia di speranza, riscatto, amore, guerra e sogni. Ma la pellicola del regista palestinese riesce a fare molto di più: insieme a The Millionaire di Danny Boyle e per alcuni aspetti a Trash di Stephen Daldry, consacra una galleria cinematografica che ha per protagonista l’immagine di ragazzi disagiati che cercano attraverso il rischio e la visibilità l’unica scorciatoia per far sentire sì la propria voce, ma anche il grido strozzato del proprio luogo di origine.
Non si tratta però di una visibilità spicciola o fine a se stessa, e in The Idol ne abbiamo un grande esempio: per il protagonista Mohammed Assaf partecipare ad Arab Idol è molto di più che gareggiare a un programma canoro per raggiungere fama e successo, come potrebbe essere per un comune ragazzo occidentale che ha il sogno di “sfondare” nella musica. Per Assaf cantare è un dono, è una chiave, ed è l’unica, che ha per poter uscire sì da una vita che non gli permette di prendere il volo ma anche per portare fuori da ristretti confini il grido e la disperazione di quel popolo di Gaza che vive nel terrore, e si accontenta di quel poco perché una terra così logorata null’altro ha da offrirgli. Il cantante allora per il popolo di Gaza, e la storia è assolutamente reale, diventa l’icona, l’idolo: è al pari di un Dio perché è colui che non solo ce l’ha fatta, ma è arrivato lì perché voleva che la sua voce si facesse carico di tutte le voci che da grida di orrore sono diventate di gioia. Vincente allora è stata la scelta registica di Abu-Assad di mescolare armoniosamente scene documentaristiche alla narrazione della vicenda, sottolineando il rilievo e l’importanza a livello locale che ha assunto la vittoria di un ragazzo come tanti, che ha avuto il coraggio di sognare per se stesso un avvenire diverso.
La televisione allora diventa una genuina scatola di sogni: Mohammed Assaf e il suo predecessore cinematografico Jamal Malik in The Millionaire, in fondo pur se per strade diverse è sempre allo stesso punto che arrivano. Hanno bisogno di visibilità non per se stessi, ma per mostrare quello che della loro terra non ci viene mai mostrato: il coraggio di credere e di rialzarsi anche se fuori c’è la guerra o hai il destino segnato di nascere in una baraccopoli di Mumbai, e la povertà e la criminalità ostacolano la possibilità di poter sognare un futuro con la donna dei tuoi sogni. Non ha importanza che sia un quiz che ti porti ad avere soldi, conta che quei soldi ti portino a correre verso un bene prezioso e inestimabile come una promessa d’amore. Non importa se dopo aver partecipato a un talent show sarai il cantante più ricco della Palestina, perché aver visto un intero popolo unito gioire per la vittoria di un suo compatriota sarà il biglietto da visita più importante per tornare a casa. Ma non è un caso però che Assaf, accostatosi in maniera pulita e autentica alla televisione, ne avverta anche il peso reale, la potenza e l’inarrestabilità della comunicazione massmediatica sempre pronta a strumentalizzarlo e destabilizzarlo. È proprio il terrore delle bombe, la paura di non poter sperare più nella vita da un giorno all’altro, a salvarlo da quel costruito incanto televisivo a cui un ragazzo che ha avuto tutto o non ha conosciuto il sapore della guerra, non riuscirebbe a resistere. Perché Assaf non è un bisognoso d’amore, non è in televisione per cercare attenzione ma è su un palco a cantare per donarsi.
Più fantasiosa, ma pur sempre dettata dalla possibilità di poter sognare un futuro diverso e denunciare uno stato di povertà, pur se con un’ingenuità infantile, è la favola invece di Trash dove il ritrovamento del portafogli di un uomo cambia per sempre la vita di tre ragazzini che decideranno di fare giustizia tra immondizia e favelas. La televisione è uno spazio da raggiungere troppo grande per loro, ma anche questa volta la chiave di volta della vicenda è la visibilità: registrare un filmato, mandarlo nelle mani giuste e farlo arrivare agli occhi e alle orecchie di tutta Rio de Janeiro.
Jamal, i tre ragazzini brasiliani e Mohammed Assaf sono allora dei giovani outsider di questo nuovo capitolo del cinema che dà voce in maniera originale e inedita a quei popoli che ci sfuggono, di cui conosciamo solo raccapriccianti servizi televisivi. È un cinema che vuole accogliere l’other side, un undiscovered country popolata da voci fuori dal coro che ci presentano l’umanità, i sogni, le speranze e la paure di posti così diversi per costumi e cultura, ma così vicini per un linguaggio comune come quello del cuore.
Dettagli
- Titolo originale: The Idol
- Regia: Hany Abu-Assad
- Genere: Drammatico
- Fotografia: Ehab Assal
- Musiche: Habib Shehadeh Hanna
- Cast: Qais Atallah, Hiba Atallah, Ahmed Qassim, Abd-Elkarim Abu-Barakeh
- Sceneggiatura: Hany Abu-Assad, Sameh Zoabi