Ilaria Testoni // Come vi piace
Al Teatro Arcobaleno di Roma abbiamo visto uno Shakespeare ambientato ai tempi del nazismo: “Come vi piace” di Ilaria Testoni. I personaggi, attori in fuga.
Quattrocento anni esatti ci separano dalla morte di William Shakespeare, poeta, commediografo, tragediografo, altrimenti definibile come il più grande pittore di affreschi umani che il mondo abbia mai conosciuto. La creatività che ha generato nel corso dei secoli è un fiume in piena, inarrestabile vita, ed è per questo che sin dalla nascita della regia gli artisti hanno manifestato la propria intenzione di creare analogie con la storia portando in superficie, dell’opera shakespeariana, sotto-testi politici, slittamenti temporali, logici, veicolati dall’agire di personaggi ben tratteggiati nei loro contrasti cromatici, passioni e debolezze.
Vedendo Come vi piace di Ilaria Testoni, da un riadattamento di Glenda Ray, andato in scena dall’11 al 29 maggio al Teatro Arcobaleno, si direbbe, per esempio, che la materia di cui è fatto l’essere umano non è sogno, come lo stesso Shakespeare nella sua Tempesta fa dire al suo alter ego Prospero, ma incubo e angoscia. D’altra parte, proprio con As You Like It la regia novecentesca è stata in grado di arrivare ben oltre le aspettative riservate a un’opera considerata minore rispetto alla rosa delle grandi tragedie: basti citare quella controversa collaborazione tra Salvador Dalì e Luchino Visconti per Rosalinda o come vi piace (1948), festosa e visionaria regia dal sapore rococò.
Le enormi possibilità di lettura del testo sono legittimate, infatti, dall’indeterminatezza dell’ambientazione e da una volontà autorale dichiarata sin dal titolo che conducono chi si confronta con l’opera ad attribuirle valori assolutamente arbitrari. Da queste premesse prende le mosse anche il lavoro di Ilaria Testoni, ambientato nella Germania del 1933, dove si tenta di sovrapporre alla “fuga” dalla corte verso la Foresta di Arden in nome di una ricerca di amore e di autenticità dell’essere attraverso la recita, la fuga di attori all’epoca della promulgazione delle leggi razziali.
Le due cugine Celia e Rosalinda, nate e cresciute a corte e assai complici, diventano nella trasposizione della Testoni due attrici, soubrette, che scelgono di evadere da un mondo di persecuzioni quale stava diventando la Germania hitleriana, qui incarnata dal personaggio di Oliver, un attore filonazista – come la stereotipata Duchessa, la direttrice artistica nello spettacolo della Testoni – e fratello di Orlando; quest’ultimo, tedesco “impuro” cui è stato tolto il lavoro e venuto a chiedere nel teatro del fratello la sua parte di eredità per fuggire. Di lui si innamora Rosalinda, che per scoprire di essere ricambiata fuggirà via anche lei, ricamando il gioco del travestimento in Ganimede.
Lo spettacolo rispetta l’atmosfera onirica della commedia shakespeariana e il linguaggio eccentrico e irrazionale delle sciarade nell’utilizzo di un velo che separa il presente, cioè lo spettatore, dal passato storico e dalla visionarietà shakespeariana, creando, grazie al disegno luci, un’atmosfera interessante.
L’intenzione è sicuramente originale, ma nella resa non convincono gli attori, troppo deboli le loro interpretazioni, e anche lo spazio perde efficacia nella confusione tra le aree del palcoscenico che dovrebbero evocare ambienti differenti. Confusione dettata, probabilmente, dall’intento di portare sullo stesso piano la finzione scenica, il luogo dal quale si fugge e quello che si vorrebbe raggiungere: «questi personaggi-attori si scontrano con la Storia e più che un’Arcadia troveranno la realtà». C’è, poi, soprattutto, uno spirito assente proprio in questo teatro, e in un tempo, dove sarebbe stato legittimo ricordarlo, con una regia meno mimetica e caotica, magari più “critica”: Bertolt Brecht. O forse come tutte le incongruenze tra la memoria e l’atto commemorativo, bisognerà attendere il centenario dalla sua morte per rendergli omaggio?
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- Titolo originale: Come vi piace