Il re leone
All’interno del percorso di attualizzazione della Disney dei cartoon riprodotti in live-action, il Re Leone era uno dei titoli più attesi, vuoi per la grande presenza come parte dell’immaginario generazionale degli Anni ’90, e vuoi perché il regista Jon Favreau si cimentava nuovamente con un remake, dopo il discreto successo di critica e di pubblico con Il libro della giungla.
Interessante è stata anche la scelta di distribuirlo nelle sale in piena estate, soprattutto per l’Italia, che negli ultimi anni non era abituata all’uscita di grandi titoli nel mese di agosto. Un messaggio culturale e consumistico, per aiutare il grande schermo a rialzarsi economicamente in periodi di grande difficoltà, dopo l’avvento delle piattaforme on demand.
In articoli precedenti, dove si sono esaminati già altri remake Disney, si è sottolineato come la casa di produzione abbia vinto la scommessa sia con Dumbo, grazie alla forte presenza autoriale di Tim Burton, e in parte con Aladdin, che ha saputo farsi apprezzare per un grazioso senso estetico. Nel caso de Il re Leone, il discorso sta un po’ nel mezzo, perché l’imponente riproposizione tecnica è accompagnata da un pizzico di autorialità che un regista come Favreau può dare anche a pellicole del genere, anche se non con l’autorevolezza di Burton.
Infatti, l’impronta che il regista statunitense poteva dare ad un titolo del genere viene stoppata proprio dal grande portato immaginativo che la storia sul Re della Savana porta con sé: vuoi perché da un lato era giusto non scardinare un plot celebre e appassionante, vuoi perché dall’altro era anche logico innovare, attraverso elementi narrativi nuovi (e Dumbo, come risaputo, ne è un esempio lampante), per dare una caratura che non sia solo in superficie ad una riproposizione foto-realistica.
Sfortunatamente il live-action di Favreau cade in questa trappola e si iscrive in quel paradigma esorcizzato da uno scrittore come Philip K. Dick, il quale già negli Anni ’80 criticava al cinema moderno di “essere puramente bello esteticamente, ma di non saper più costruire delle narrazioni, delle trame coinvolgenti e appassionanti”. Questa può essere una sintesi perfetta per giudicare il nuovo Re Leone, che si piace troppo, ma finisce per non piacere agli altri, almeno non su tutto. E se il cinema narrativo smette di essere tale, questo sì che diventa un problema e un dilemma, soprattutto nell’epoca delle sperimentazioni digitali sulla CGI, e del tira e molla col 3D, e di conseguenza anche dei remake in live-action, che comprensibilmente nascono non per spasmodiche esigenze narrative, come risaputo.
Eppure il film è godibilissimo: i personaggi – soprattutto Simba – sono costruiti digitalmente attraverso un lavoro intenso ed accurato, e riproposti in maniera fedele al cartoon originale, mentre le scene sono di per sé comunque emozionanti e commoventi, e nello specifico, quelle cult sono molto più diluite nei tempi rispetto al cartoon (un personaggio come Mufasa ha vita narrativa più estesa nel live-action).
Un aspetto interessante è stata anche la costruzione della fotografia del film, perché il gioco di luci sia diurne che notturne fanno entrare con gli occhi nell’atmosfera e nella bellezza naturale (che oggi raramente si trova) della Savana, dove lo spettatore rimane incantato dal fascino eterno di luoghi che (fortunatamente) non sono stati colpiti dal progresso tecnologico e industriale, e che la fotografia esorta inconsciamente a difendere, in anni di grande sensibilità sul tema.
Una bella sorpresa – continuando sul lato tecnico – è stata la composizione di nuove canzoni, grazie alla collaborazione con la cantante Beyoncè, che nel film dà anche la sua voce a Nala da adulta. Colonna sonora che sembra con i live action (vedi Aladdin) ancora più importante nello schema compositivo dei remake Disney, e sulla quale c’è stata sicuramente un’attualizzazione lampante e anche notevole a livello qualitativo.
Se Favreau, come detto, riprende molto la trama del cartoon, senza apportare modifiche sostanziali alla storia del film e dei singoli personaggi, nella costruzione delle scene più celebri della pellicola, qualcosa si discosta: un personaggio come Rafiki, seppur sempre secondario, nel cartoon aveva una presenza più cospicua rispetto alla riproposizione. Ciò è forse dovuto al fatto che, nelle intenzioni del regista, il percorso di rinascita psicologica e spirituale di Simba dovesse avvenire senza il supporto costante di una guida, ma attraverso una profonda digressione mnemonica prettamente individualistica e introversa, che rende il famoso animale della foresta ancora più vicino alla mente umana.
Un’altra nota dolente, così come successo in Aladdin, è la figura del villain, che anche qui viene snaturata della sua malvagità e resa fin troppo sobria, e il live-action viceversa, potrebbe essere un ottimo strumento per valorizzare in tal senso lo scontro buoni vs cattivi, all’interno di narrazioni animate classiche.
Scar – con la voce di Chiwetel Ejiofor in inglese, e del nostro Luca Ward in italiano – viene sostanzialmente appiattito, e la natura del malvagio codardo, che era molto importante all’interno del cartoon, qui non viene valorizzata, bensì soltanto riproposta in maniera scarna e semplicistica.
Il Re Leone è un cartoon che è entrato nell’immaginario dei piccoli e non solo, per la sua grande voglia di riscatto, di vendetta, da rivincita del karma, ma anche di lotta contro chi vuole far scomparire la bellezza da questo mondo, perché le Iene sono la metafora dell’umanità malsana che rende i posti sgradevoli, invivibili, senza nessun rispetto per la natura, e figuriamoci per gli esseri viventi. E nel live-action, la contrapposizione chiaro – scuro, bene – male, luce – ombra, bellezza – bruttezza, vengono messe molto in risalto verso lo spettatore, sul come gli esseri viventi possano attraverso il loro stile di vita condizionare non solo esteticamente la realtà e l’ambiente che li circonda, ma anche sul come un rapporto sincero, profondo ed educativo fra genitore – figlio, possa condizionare la mentalità dei nuovi Simba, delle nuove generazioni, e che gli dia la maturità di ricercare un posto e un equilibro nel cerchio della vita.
- Diretto da: Jon Favreau
- Prodotto da: Jon Favreau, Jeffrey Silver, Karen Gilchrist
- Scritto da: Jeff Nathanson
- Tratto da: "Disney's The Lion King" di Irene Mecchi, Jonathan Roberts, Linda Woolverton
- Protagonisti: Donald Glover, Seth Rogen, Chiwetel Ejiofor, Alfre Woodard, Billy Eichner, John Kani, John Oliver, Beyoncé Knowles-Carter, James Earl Jones
- Musiche di: Hans Zimmer
- Fotografia di: Caleb Deschanel
- Montato da: Mark Livolsi, Adam Gerstel
- Distribuito da: Walt Disney Studios Motion Pictures
- Casa di Produzione: Walt Disney Pictures, Fairview Entertainment
- Data di uscita: 09/07/2019 (Hollywood), 19/07/2019 (USA), 21/08/2019 (Italia)
- Durata: 118 minuti
- Paese: Stati Uniti
- Lingua: Inglese
- Budget: 250-260 milioni di dollari