Il mio tempo. Different Shape. La meraviglia del tempo che non passa.
Il passaggio dall’estate all’inverno è sempre turbolento per lo spettacolo dal vivo, il cambio del clima segna anche il finire della maggior parte dei festival, e l’apertura delle nuove stagioni nei teatri.
Il variegato programma del Teatro Era, Teatro della Toscana apre con la prima nazionale della compagnia giapponese Mum and Gypsy, Il mio Tempo. Different Shape. Uno spettacolo che vede la collaborazione tra due realtà teatrali diverse per cultura, il Giappone e l’Italia, avvicinate per stile e temi di attualità, spesso presenti nella ricerca teatrale a partire dai lontani anni Novanta, quando sia in Giappone sia in Italia, seppur diversamente, le arti performative avevano raggiunto un punto di rottura; e davano il via a una nuova rivoluzione che, in entrambi i paesi, portava all’azzeramento; tanto da definire le generazioni del 2000 in poi, Zero Generation.
Il teatro di Mum & Gypsy è il teatro dell’ultima generazione, le cui performance sono costruite sulla quotidianità e le sensazioni individuali che ne derivano. Immaginari che raccontano i problemi del singolo, i quali si estendono ai cittadini di tutti i paesi sviluppati.
Per il regista Takahiro Fujita «ci sono tanti il mio tempo per ogni persona che viaggia».
Un tempo interiore, o un tempo che segna lo scorre della vita di ognuno, come per gli otto personaggi che popolano il fantasmagorico Hotel, nell’indefinito luogo, e spazio.
Non ci sono segnali che ci permettono di contestualizzare storicamente i disordinati episodi che si manifestano agli occhi dello spettatore. Un flusso continuo di frammenti di vita, di momenti quotidiani che raccontano la semplicità della vita reale, ma pongono l’attenzione sui ricordi, e sulle esperienze individuali.
La scelta di non fornire indicazioni temporali precise, permette di tessere una drammaturgia cucita sulla percezione del tempo di ogni singolo personaggio che interagisce di volta in volta con gli altri personaggi, e instaura un rapporto diretto con lo spettatore. Il mio tempo. Different Shape racconta tante storie: l’amore impossibile tra una pensionante italiana e un facchino giapponese, pretesto per parlare dei problemi della diversità tra due culture che si mescolano per caso; alla casualità della condivisione di spazi comuni si deve l’incontro di Giacomo con la cuoca Camilla, fatto che le riporta alla mente il ricordo del padre morto quando era ancora bambina, e lo stato di abbandono nascosto dal suo carattere burbero e perennemente insoddisfatto.
Se la casualità è il filo conduttore che lega la drammaturgia, si potrebbe dire che l’estetica della performance è basata sul ritmo; caratteristica presente anche nel precedente Dot, and lines, and the cube. Un esempio sono le scene in cucina, momento di riunione tra i personaggi, dove il ritmo scandisce i movimenti degli attori e gli interventi nei dialoghi, spesso bilingue (in italiano e giapponese). Sono espressione di ritmo le corse sfrenate che riuniscono i personaggi in due punti dello spettacolo, con la scelta di una musica elettronica figlia dei tempi, che non può che coinvolgere le generazioni più giovani degli spettatori.
Merita di essere citato lo sforzo della componente italiana, formata da due attori della compagnia fiorentina, Inquanto Teatro, Giacomo Bogani e Andrea Falcone, e dalle due attrici Sara Fallani e Camilla Bonacchi. Tutti catapultati nella recitazione epica in stile orientale, dove gli attori creano gli oggetti di scena dipingendoli attraverso le azioni: lo spettatore visualizza l’ascensore astratto dell’hotel grazie al segno di un tasto premuto, accompagnato dal suono vocale: «pin!»; e, la bicicletta di Yuriko si materializza con il pedalare simulato di Sara. Mum & Gypsy ci ricorda che il teatro permette di fare molto con poco; senza costumi, e con la prassi consolidata di un palco semi-vuoto, Il mio tempo. Different Shape è energico, diverte, meraviglia e commuove, semplicemente stuzzicando la vitalità dell’immaginazione.
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- Titolo originale: Il mio tempo - Different Shape