Cinema Festival

Il buco in testa

Stefano Valva

Così come il cinema italiano del dopoguerra – successivo al periodo del neorealismo – fece i conti (in parte) con il ventennio fascista (attraverso opere di autori sensibili come Ettore Scola, Francesco Rosi, Carlo Lizzani ed altri), quello contemporaneo tenta di focalizzarsi sulle ripercussioni storico-sociali tra gli altri dei cosiddetti anni di piombo, ossia quelli del terrorismo, del caos, della paranoia scatenata dai gruppi estremisti.

Tale sotto-genere di pellicole sono presenti anche all’interno della rassegna dello scorso festival di Torino (dopo che poco tempo fa nelle sale ne è uscita una anch’essa ambientata in quel periodo, ossia Padrenostro di Claudio Noce), con Il buco in testa di Antonio Capuano.

Il film in superficie narra fatti realmente accaduti, nello specifico un episodio noto, ossia la morte del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuta a causa di proiettili vaganti, partiti dalla pistola e dalla mano del rivoltoso Giuseppe Memeo, durante dei tafferugli in Via De Amicis a Milano. In profondità invece – e qui si arriva al nucleo del plot – il regista immagina le ricadute di tali eventi, sia sulla famiglia del poliziotto – in primis sulla protagonista, ossia la figlia Maria – sia sull’omicida, il quale desidera una complicata redenzione.

La protagonista vive nell’hinterland napoletano (Torre del Greco), caratterizzato da svariati disagi sociali, dovuti alla povertà e alla malavita. Maria è una giovane donna, dalla vita precaria: deve prendersi cura della madre, rimasta vedova; deve trovare una stabilità professionale, che al momento sembra alquanto lontana; ne ricerca una anche sentimentale, che appare un miraggio, dato che la mancanza della figura paterna le ha portato dei forti squilibri e dei cospicui pregiudizi sul sesso maschile. In tutto ciò, scopre l’identità di colui che ha causato la morte del padre, e tra ricordi, paure, debolezze e pulsione vendicativa, dovrà per forza di cose affrontare di petto quel passato, tanto oscuro, quanto indelebile.

Capuano sceglie una narrazione ed una mise en scene non lineari, bensì intrecciate, quindi assottigliando il climax, che porti ad un epilogo tanto atteso dallo spettatore per un whodunit, ed alternando il momento dell’incontro tra l’assassino e la figlia della vittima, e la vita della protagonista nella provincia di Napoli, antecedente a tale “scontro”. In virtù di ciò, si pone l’accento non solo sulla ricerca del colpevole e su di una ipotetica vendetta, altresì sulla vita instabile e struggente di una persona che ha subito un trauma così lacerante, da divenire una sorta di peccato originale che condiziona l’esistenza e la purezza dell’animo.

Una pellicola che non manca di celebrare anche storici pezzi di cinema, perché l’incipit è un omaggio esplicito verso uno dei primi frammenti del cinematografo Lumière (e che si collegherà esteticamente e idealmente anche con la sequenza finale, che chiuderà il cerchio della ricerca, del viaggio, e dello stesso trauma esistenziale), ed inoltre, i fotogrammi in bianco e nero durante i momenti del ricordo di quella maledetta giornata, che insieme a immagini da reportage, creano un collegamento simbiotico tra l’Italia di oggi e quella di ieri, tra errori e redenzioni, tra nostalgia e rimorso, tra ferite e voglia di raggiungere la pace interiore e sociale.

Il buco in testa è un film forte, d’impatto, già dal titolo, seppur con difetti di sceneggiatura e scelte di regia che gli si ritorcono contro. È la rimembranza di un’Italia di ieri cupa, caotica, instabile, come lo è un po’ ancora oggi in molteplici contesti. È un’opera sul trauma e sulle inevitabili conseguenze, sulla violenza che scatena altra violenza. Proprio questo è il tema/quesito che fuoriesce post-visione: come fermare tale circolo vizioso? Come fare a mutare realmente il mondo o una società anche nel microcosmo? E qui si intersecano la voglia della vendetta e la ricerca della pace, due sentimenti e due possibilità, che si presentano dinnanzi ai posteri, perché quelli come Maria si ritrovano sia a dover fare i conti ogni giorno con un dolore irrefrenabile, sia ad avere nelle proprie mani il potere di porre fine alla spirale dell’odio, ergo donare almeno uno sprazzo di serenità a sé stessi, e indirettamente alla storia del nostro paese.

 


  • Diretto da: Antonio Capuano
  • Scritto da: Antonio Capuano
  • Protagonisti: Teresa Saponangelo, Tommaso Ragno, Francesco Di Leva, Gea Martire, Vincenza Modica, Anita Zagaria, Daria D'Antonio, Bruna Rossi, Alberto Ricci Hoiss, Vincenzo Ruggiero
  • Fotografia di: Gianluca Laudadio
  • Montato da: Diego Liguori
  • Casa di Produzione: Eskimo, Rai Cinema
  • Durata: 95 minuti
  • Paese: Italia
  • Lingua: Italiano, napoletano

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