Confusional Quartet – Confusional Quartet
Il Confusional Quartet torna con un nuovo ed energico Album in studio e si carica sulle spalle tutta l’esperienza di quegli anni per catapultarla ai giorni nostri
Trent’anni e sentirli. Sì, perché il Confusional Quartet torna con un nuovo ed energico Album in studio e si carica sulle spalle tutta l’esperienza di quegli anni per catapultarla ai giorni nostri. Nella Bologna del 1977 il Confusional Quartet inizia la carriera col nome di Confusional Jazz Rock Quartet per poi abbandonare ogni connotazione di genere. La formazione comprendeva Lucio Ardito al basso, Gianni Cuoghi alla batteria, Enrico Serotti alla chitarra, e Marco Bertoni alle tastiere. La scena no/new wave bolognese brulicava di artisti e di creatività e il CQ riesce a farsi notare per la sua musica originale e disordinata ma fatta con estrema bravura.
Il tempo passa e la formazione resta la stessa. Dopo un lungo silenzio discografico, lo stile e l’originalità di quella bravura si adatta ai giorni nostri componendo undici tracce di una forza disarmante. Bob Rifo AKA The Bloody Beetroots, scrive insieme al quartetto il singolo Futurfunk mentre Giulio “Ragno” Favero (Teatro degli Orrori, One Dimensional Man) mixa l’album.
Suoni atonali, ritmi ossessivi e chitarre che richiamano la tradizione no/new wave si avvertono già da subito con Futurfunk, il singolo che introduce le altre dieci tracce del disco. È l’inizio di un’esperienza unica, fortemente immaginativa, ironica e stimolante. Una sensazione di tensione e di follia è raccontata in One nanosecond in Tunisia e in Verme mentre ritmi più giocosi ed esaltati si scoprono in Cani alla menta e Amaricante. Ma per comprendere a pieno lo stile “confusional” ci sono Kursaal, Ritmo Speed e Newnewwave che utilizzano un misto di generi musicali, con suoni pazzoidi ed incalzanti per creare un genere vivo e consacrare il CQ a suo promotore. Come creazione artistica e concettuale, ogni Album è un motivo per riflettere sul presente. Inoltre gli stimoli e gli spunti aumentano a seconda della sensibilità dell’artista nel vivere la realtà, metabolizzarla e poi trasmetterla. In questo caso il ritorno del Confusional Quartet è perfetto.
Dopo trent’anni di silenzio riescono a farci capire la differenza tra una confusione distruttiva ed una creativa. Questa di oggi, della realtà sociale, politica ed economica è spesso seriamente distruttiva, insensata e dispersiva. Mentre, per contrasto, lo stile musicale di questo quartetto è carico di una confusione creativa, ricca di possibilità d’immaginare e sperimentare. Non vi resta che ascoltarli.
Leggi l’intervista al Confusional Quartet qui