Gigi Proietti – Romeo e Giulietta
La regia di Proietti sfrutta tutte le potenzialità sceniche e, anche narrative, del Globe Theatre, riproduzione fedele del celebre teatro elisabettiano londinese
«Poiché mai vi fu più triste storia di quella di Giulietta e del suo Romeo». Il distico finale risuona all’interno della struttura di legno esagonale a cielo aperto di Villa Borghese e le parole sembrano librare in aria per raccontare la morte dei due innamorati al mondo intero. Una storia antica, quella di Romeo e Giulietta, che affonda le sue radici nelle Metamorfosi di Ovidio e che racchiude dentro di sé tutti i generi: dal grottesco al comico al drammatico. La regia di Gigi Proietti sa bene quando e come metterli a fuoco delineandoli in maniera personale e brillante, concentrandosi maggiormente sui personaggi considerati minori all’interno della trama – come la balia (interpretata da una meravigliosa Francesca Ciocchetti), lo scanzonato Mercuzio (Fausto Cabra) e il razionale Benvolio (Guglielmo Poggi), Frate Lorenzo (Gianluigi Fogacci) – ma che in realtà sono l’espressione più elevata del genio del Bardo e ne restituiscono la complessità del lavoro.
Introdotto nel Prologo dallo stesso regista, che regala al pubblico con la sua presenza la prima sorpresa della serata, il dramma opera su due livelli: dapprima i personaggi si aggirano tra le vie di una Verona contemporanea – a giudicare dai costumi, dall’interpretazione e dal comportamento dei giovani protagonisti (il “rappare” di Benvolio, il selfie con Romeo e una Giulietta in versione cantante rock) – popolata da bulli o ragazzi di bande rivali. Romeo (Raffaele Proietti) è innamorato di Rosalina, deriso da Mercuzio e persuaso a lasciar perdere da Benvolio. Dopo il ballo in maschera la storia viene restituita al suo tempo e il pubblico trasportato in una Verona antica, sfondo di amore e morte, spettatrice della ricongiunzione tra le famiglie rivali dei Montecchi e dei Capuleti. Romeo, travestito da gentil giovine del ‘500 seguirà il suo destino, si perderà negli occhi di Giulietta (Mimosa Campironi), dimenticando l’infatuazione per Rosalina. Nella seconda parte tutto si capovolge, i toni si fanno più solenni, le atmosfere più intime e l’intreccio porta alla luce l’imprevedibilità del destino e del sentimento umano.
La regia di Proietti sfrutta tutte le potenzialità sceniche e, anche narrative, del Globe Theatre, riproduzione fedele del celebre teatro elisabettiano londinese. I personaggi animano lo spazio coinvolgendo il pubblico in una messa in scena che non conosce quarta parete: Romeo dopo aver ammazzato Tebaldo corre vie disperdendosi nella buia notte del viale e quando dovrà calarsi giù dal balcone di Giulietta userà le scale interne facendo credere all’amata di esser disceso dalla balconata ma non al pubblico che, comprendendo la sua difficoltà, gli è solidale e gli regge il gioco. La scenografia, sempre con lo stesso fondale, come accadeva per le costruzioni di epoca elisabettiana, obbliga a definire spazi, tempi e luoghi ricorrendo al buio e alle luci, oscurando o illuminando parte del grande palcoscenico di legno dove possono convivere più situazione in un gioco di finzione e di equilibrio.
Prendo in prestito le parole del drammaturgo napoletano Salvatore di Giacomo per provare a descrivere questo spettacolo: “un godimento che pervadeva tutto il pubblico e durava ancor fuori dal teatro: una felicità che accompagnava fino a casa gli spettatori, e lasciava ancora sorridere, nel sonno, le loro labbra dischiuse.” Romeo e Giulietta sarà in scena al Globe Theatre fino al 3 agosto.
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- Titolo originale: Romeo e Giulietta