Gambit
Il regista Michael Hoffman e i fratelli Coen alla sceneggiatura costruiscono una satira un po’ troppo triviale sull’arte e le persone che vi girano intorno.
Harry Dean è un curatore d’aste che cerca vendetta nei confronti del suo datore di lavoro, Lionel Shabandar, esperto d’arte a cui cercherà di vendere un falso Monet con l’ausilio dell’avvenente cowgirl PJ Puznowski, catapultata in una realtà totalmente diversa dalla sua ed un anziano falsario conosciuto come il Maggiore. Questi sono i punti di partenza della nuova commedia del regista Micheal Hoffman, Gambit, che vanta il prestigioso contributo dei fratelli Joel ed Ethan Coen, in qualità di sceneggiatori, e un cast di assoluto livello composto da attori del calibro, tra gli altri, di Colin Firth, Cameron Diaz ed Alan Rickman. Il film però, nonostante le buone premesse e l’intreccio più che collaudato, non riesce nell’intento di divertire a pieno il pubblico offrendo sprazzi di pessimo cinema e di cattivo gusto. Una pellicola che sa tanto di occasione mancata.
Gambit, remake del film con Micheal Caine del 1966, è un film dai due volti. La prima metà piatta e senza sussulti scorre via a fatica tra molti sbadigli. Una noia che viene rimpiazzata da una seconda parte di sicuro più effervescente, pimpante nella quale vengono ulteriormente enfatizzati i caratteri bizzarri dei protagonisti tramite continui sketch in cui, però, il regista ricorre in maniera eccessiva a volgarità e a facili allusioni sessuali. Abbondano, infatti, i doppi sensi e persino gli inserimenti di tanto disgustosi quanto inutili rutti e peti da parte di alcune comparse. Una scurrilità che trova la sua apoteosi nella lunga sequenza dell’albergo, quasi di stampo “vanziniano”, con irruzioni in stanze di estranei, corse senza pantaloni nei corridoi. Tutto troppo visto e rivisto.
Una mediocrità generale a cui contribuiscono le prove non esaltanti di Firth e di una Diaz la cui scelta si dimostra non propriamente azzeccata per interpretare una giovane spregiudicata cowgirl per ovvi motivi di età. L’intenzione di Hoffman è quella di prendere in giro il mondo dell’arte in toto, dai collezionisti ai critici, un’immagine racchiusa nell’unico personaggio ben riuscito, ossia il goffo esperto d’arte tedesco, interpretato da un valido Stanley Tucci, incaricato di verificare l’autenticità del dipinto di Monet prendendo un clamoroso abbaglio.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Michael Hoffman
- Fotografia: Florian Ballhaus
- Musiche: Rolfe Kent
- Cast: Colin Firth, Cameron Diaz, Alan Rickman, Stanley Tucci, Tom Courtenay
- Sceneggiatura: Joel & Ethan Coen