Fritz Winter e la fotografia astratta
Licht-Bilder. Fritz Winter and Abstract Photography è la mostra curata da Oliver Case in collaborazione con Anna Rühl, aperta alla Pinakothek der Modern di Monaco fino al 17 febbraio 2013.
Quello che colpisce in questa mostra sono i cristalli. O meglio, le convergenze di effetti luminosi prodotti dalle tele giovanili di Fritz Winter e dalle immagini di László Moholy Nagy, Alvin Langdon Coburn e altri protagonisti della fotografia astratta dei primi decenni del XX secolo. In realtà, queste affinità sono tutt’altro che un caso. Negli anni Venti Moholy-Nagy insegnava al Bauhaus, sostenendo una nuova estetica della visione applicabile in egual modo a pittura, fotografia e pellicola. “Questo secolo appartiene alla luce!” dichiarava l’artista ungherese cogliendo l’entusiasmo diffuso per l’elettricità che aveva finalmente inondato case e città, luoghi di lavoro e di svago.
Le sue idee venivano accolte con successo da uno studente, Fritz Winter, che iniziò a esplorare le possibilità di resa dell’illuminazione urbana nei suoi “light paintings” (Licht-Bilder). Nelle tele della serie Licht del 1934-36, luce e cristalli diventano strumenti di riflessione sulla radiazione e la rifrazione luminosa, espressi attraverso effetti di monocromo e contrasti tra luce e buio che conferiscono ai dipinti le stesse qualità caratteristiche della fotografia astratta di quegli anni.
La mostra ha il merito di accostare per la prima volta le tele di Winter e i “photograms” di Moholy-Nagy, le fotografie di cristalli realizzate da Alfred Ehrhardt negli anni Trenta e quelle senza macchina fotografica di Ernst Schwitters (Man Ray ricorda che le prime riproduzioni di ombre-oggetti ottenute senza apparecchio fotografico furono pubblicate in Francia nel 1923 e di lì a poco il procedimento fu adottato anche dal gruppo del Bauhaus). Quest’inedita chiave di lettura che contribuisce a ricomporre un puzzle di rimandi reciproci tra pittura e fotografia, dà conto anche delle esperienze precedenti al Bauhaus, come le fotografie di Francis Bruguiére e le “vortographs” dell’americano Alvin Langdon Coburn, realizzate nel 1917 e caratterizzate da eccezionale qualità ed eleganza.
Sessanta prestiti internazionali (molte fotografie provengono dalla George Eastman House di Rochester, N.Y.), garantiscono a questa piccola ma affascinante mostra una solida struttura e l’occasione per riflettere su un artista, Winter, le cui opere giovanili sono il frutto di quel fertilissimo milieu artistico che fu la Germania prima della repressione totalitarista. Nel 1937 le sue tele furono considerate “arte degenerata” dai Nazional Socialisti e gli fu vietato di esporle. Winter avrebbe avuto il suo riscatto solo dopo la guerra, divenendo uno dei più importanti pittori astratti del paese.