Doc Salerno. FreakBeat
Il leader degli Skiantos, Freak Antoni, e sua “figlia” Margherita, viaggiano nel film di Luca Pastore attraverso i luoghi di culto e non per re-immaginare le atmosfere degli anni Sessanta e della generazione Beat.
La vita è un continuo desiderare, aspirare ad un qualcosa di bello ed affascinante. Un’idea alla base del documentario di Luca Pastore, Freak Beat, nel quale viene raccontato un viaggio alla ricerca di una leggendaria registrazione di una session – definita qui come una sorta di “Santo Graal” – tra il mitico Jimi Hendrix e gli Equipe 84, uno dei maggiori gruppi italiani degli anni Sessanta. Un percorso che in realtà non è altro che un modo di raccontare il beat come un modello di vita e di pensiero prima che un movimento musicale. Per farlo i due protagonisti Roberto “Freak” Antoni, leader storico degli Skiantos, e sua “figlia” Margherita (Sofia Fesani), a bordo di un camioncino Volkswagen dell’epoca, incontrano i protagonisti più attivi e visitano i luoghi e nevralgici di quegli anni.
Una ricerca, dunque, che appare fin da subito dai contorni utopici, quasi a rappresentare la dimensione sognante in cui vivevano i “Beatnik”. Uno stato esplicato al meglio dai monologhi di Freak nei quali vengono raccontati gli ideali di quella generazione: la stanchezza nei confronti delle vecchie generazioni, il rifiuto del matrimonio per non finire a condurre una vita piatta come i loro genitori, la voglia di non crescere e di non adattarsi alle regole della società omologandosi l’un l’altro. Un quadro che ben rende l’idea di come il movimento Beat non fosse ristretto esclusivamente all’ambito musicale ma avesse basi solide dal punto di vista culturale e un pensiero saldamente radicato nella vita quotidiana. Il viaggio viene scandito da celebri canzoni dei gruppi più in voga del periodo come I corvi, Equipe 84 e dall’incontro con personalità di spicco del beat italiano come Maurizio Vandelli, Romani “VIII” Morandi, Max Marmiroli con cui Freak si lascia andare a duetti musicali che fanno tornare indietro nel tempo.
Ciò che più colpisce del lavoro di Pastore è la volontà di non riportare gli eventi di quegli anni in maniera scolastica e storicistica ma piuttosto di trasmettere l’aria che si respirava in quel periodo. Freak Antoni, infatti, non si pone con la figlia come un maestro o un nonno intento a raccontare la storiella da tramandare ai nipotini, bensì vuole immergere Margherita nello spirito del beat portandola in posti “sacri” dell’epoca come bar bocciofili e vecchi negozi di dischi ormai sostituiti da moderni negozi. La scena madre, in tale direzione, è quella in cui il protagonista accende un vecchio jukebox dal quale parte la famosa canzone “Un ragazzo di strada” dei I Corvi ricreando le atmosfere di un locale degli anni Sessanta.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Luca Pastore
- Fotografia: Luciano Federici
- Musiche: /
- Cast: Roberto "Freak" Antoni, Sofia Fesani, Marco Moser, Maurizio Vandelli, Max Marmiroli, Romano VIII Morandi, Carlo Savigni, Ambra Borelli
- Sceneggiatura: Claudio Piersanti, Caterina Carone