Franco Battiato @ Piazza del Plesbiscito – Napoli
L’arrivo della stagione estiva nelle città viene generalmente salutato da grandi concerti all’aperto che tanto sanno di catarsi e “ritorno alla vita” dopo la lunga parentesi dell’inverno. Quello che si è tenuto a Napoli però, lo scorso 5 giugno in Piazza del Plebiscito, è un evento musicale programmato per accogliere non solo l’arrivo della bella stagione ma anche il ritorno di una importante manifestazione culturale. Parliamo del Napoli Teatro Festival Italia, evento tanto atteso per la sua consuetudine quanto inaspettato, stavolta, per la visibilità acquisita grazie a una nuova direzione artistica cui il grande concerto organizzato in piazza del Plebiscito fa da cassa di risonanza.Così, per introdurre la Kermesse , vengono offerte alla città due ore e più di esibizione di Franco Battiato il quale viene accolto da una folla di trentamila persone che già dal tramonto si riversano in piazza.
Ad introdurre la manifestazione è il drammaturgo e scrittore Ruggero Cappuccio, nuovo direttore artistico del festival. Cappuccio sa di cogliere nel segno quando veste l’evento di popolarità, comunicando al pubblico sotto il palco la nuova politica dei prezzi, mirata a garantire a tutti l’accesso agli spettacoli, poi indica il monumentale Palazzo Reale, a cui il palco guarda dritto in faccia, come la casa del festival dove si alterneranno non solo spettacoli teatrali ma anche concerti e mostre. Il pubblico però è parco di complimenti così, dopo gli applausi di benvenuto alle parole di Cappuccio, precipita in un tonfo di dissenso, accompagnato da fischi, nell’accogliere il Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca che, dal canto suo, mette subito a terra la carta della solidarietà con il popolo britannico, colpito dai recenti attentati, senza però riuscire ad ottenere il consenso sperato. Davanti al palco, in prima fila, ci sono dei posti a sedere riservati a persone portatrici di disabilità e ragazzi detenuti presso le carceri minorili; sopra al palco c’è il dispiegamento di strumenti dell’Electric Band di Battiato insieme a quelli dell’Ensemble Simphony Orchestra guidata dal direttore Carlo Guaitoli che accompagnerà Battiato per tutta la durata del concerto.
La lucina rossa che compare all’improvviso sugli strumenti indica che tutto è pronto, band ed orchestra fanno il loro ingresso mentre una sedia adagiata a centro palco aspetta l’arrivo del maestro. Giacca rossa e codino, Battiato entra sotto il rincorrersi degli archi de L’era del cinghiale bianco, brano che fa esplodere la piazza, coperta per metà dalle luci del palco. A completare le esibizioni musicali c’è un enorme schermo con le proiezioni di Antonio Biasucci che compongono la parte scenografica dello spettacolo.
Seguono una serie di pezzi storici, che nel loro essere accostati sembrano voler comporre una narrativa dei tempi moderni. Il primo di questi è Up patriots to arms , che nell’atto di travalicare i confini di spazio e tempo cede il passo a No time, no space, seguita da quella che l’autore stesso definisce “una canzone abbastanza gentile”, ovvero Shock in my Town, riconoscibile nell’arrangiamento elettronico e nell’atmosfera psichedelica.
L’intero spettacolo è intitolato Luce del sud ed è pensato proprio nell’ottica della restituzione di significato alla ricchezza del patrimonio artistico e culturale del meridione d’Italia; è chiaro quindi che non poteva che essere Franco Battiato l’artista che meglio poteva interpretare l’anima musicale della serata. È pur vero però che, trattandosi di un live che introduce un festival dedicato alle arti performative del teatro, questo aveva necessariamente bisogno di essere coadiuvato da brevi intermezzi che la direzione artistica della manifestazione ha sapientemente affidato alle voci di Mimmo Borrelli, Imma Villa e Fabrizio Gifuni. Gli attori si sono alternati nell’interpretazione di tre reading; la prima a salire sul palco è stata Imma Villa, che ha raccontato Napoli attraverso le lettura di un passo di Canti lungo la fuga di Ingeborg Bachman. La seconda interruzione è stata invece affidata a Mimmo Borrelli che ha interpretato un passo tratto dalla Scienza Nova di Giambattista Vico.
La musica riprende con l’esecuzione del bellissimo brano Le nostre anime, che tuttavia non viene accompagnato da un coro di voci quanto lo sarà successivamente Povera Patria, cantata e applaudita da un pubblico che dimostra di sentire fino in fondo il peso di ogni singola parola del testo. L’animale, per chiuere questa parte iniziale, è una carezza che scende sulla sera caldo-umida in piazza.
L’ultimo interludio teatrale vede l’attore Fabrizio Gifuni interpretare Addio al Mezzogiorno di Wystan Hugh Auden prima di lasciare la parola al maestro con i suoi musicisti per la prosecuzione del concerto con “La canzone dei vecchi amanti” che semina un pò di nostalgia subito dispersa però da La prospettiva Nevsky; un grosso salto all’indietro insieme ai Treni di Tozeur.È più di una gentile concessione quella che il cantautore siciliano fa al pubblico con l’attesissima esecuzione de La cura, dal momento che è Battiato stesso a confessare di poterla tranquillamente tralasciare e poi perchè, ciononostante, il maestro la interpreta stando all’impiedi, un gesto che pare quasi di devozione o, quantomeno, di gratitudine verso l’apprezzamento nei confronti di questa canzone.
Gran finale ballerino con i brani Cuccuruccucù, Centro di gravità permanente e Voglio vederti danzare in seguito ai quali il maestro non nasconde la sua stanchezza. Ciò però non gli permette di tralasciare un omaggio alla città che arriva puntuale con Era de maggio, brano del repertorio musicale partenopeo che come un drappo setoso finisce per affascinare completamente il pubblico napoletano.E ti vengo a cercare è il brano che chiude l’intero live della notte di giugno, lasciando che la piazza si attardi anche a concerto concluso nella contemplazione di una serata musicale dall’inverosimile bellezza e che ha scelto come cornice una piazza che racconta di se’ attraverso la sua imponente fierezza storico-artistica.
Meno fortunati coloro che sono stati costretti ad abbandonare il concerto ben prima della fine per poter fare ritorno con i mezzi pubblici, in particolare con la metropolitana che, unico neo dell’intera manifestazione, non ha previsto un prolungamento delle corse in vista dell’evento, ma si sa, “a caval donato…” .