Arti Performative Focus

“I passi ultimi” dell’umanità secondo Paparella e Cuppini

Valentina Solinas

La visione della vita, e della morte, in uno spettacolo che arriva a interrogare l’uomo sulla consapevolezza della sua finitudine

Si dice che la vita è una giostra, e quando il turno finisce bisogna scendere. La vita è divertente, è spensierata, appassionata e passionale. Comprende gioie, dolori, pensieri, tensioni e preoccupazioni. Tutto serve all’autocomprensione dell’uomo, cosciente di essere vivo e di essersi creato un microcosmo nel quale tutto sembra troppo importante.

E se la giostra smettesse di girare prima della fine del turno? È la domanda alla quale tentano di rispondere Savino Paparella ed Elisa Cuppini con la drammaturgia di I passi ultimi. Cabaret danzante in atti da definire a un passo dalla fine, andato in scena il 21 e il 22 gennaio al Teatro Era di Pontedera.

Nella metafora artistica, il mondo è una balera in stile anni trenta dove tutti si mettono in gioco: il pubblico è diviso tra la platea e i tavolini laterali disposti lungo le quinte; sui tavolini ci sono calici con il boccale riverso in basso, e tutto l’allestimento scenico riconduce all’atmosfera ebbra delle serate danzerecce. Paparella apre lo spettacolo in veste di presentatore televisivo con parruccone grigio e voce impostata, ispirato alle trasmissioni domenicali, un po’ nostalgiche, tipiche degli anni in cui la spensieratezza espressa dai media immortalava il benessere delle famiglie. Dopo una piccola introduzione ai passi di danza offerta dalla coreografa Cuppini, il pubblico è chiamato a danzare, accompagnato da una carrellata di pezzi lisci da Orchestra Casadei.

Il divertimento, le risate, la leggerezza dilagano in tutta la prima parte dello spettacolo, spesso disturbato da incursioni comiche come interruzioni fuori programma e vari elementi da repertorio che sfiorano il kitsch. Gli spettatori sono parte attiva nella performance, invitati a ballare da conturbanti donne e affascinanti danzatori che girano fra i tavoli.

L’edonismo della serata è sospeso all’improvviso: una voce dall’universo annuncia che il mondo sta finendo, i cabarettisti pensano a uno scherzo, e solo quando si chiarisce l’equivoco tutti si danno alla fuga.

La seconda parte dello spettacolo si concentra sulla riflessione connaturata alla domanda da cui si genera la messa in scena: se il mondo finisse domani saremo pronti a lasciarlo? Si rivelano allora i passi ultimi di un’umanità dormiente e snobista nel senso storico in cui il filosofo Alexandre Kojève ha definito l’umanità postmoderna, simile a monadi disgregate dallo spirito dell’epoca che li rappresenta, senza una coscienza politica, soltanto vòlti a soddisfare i bisogni residuali emersi con l’affermazione della borghesia, e degenerati nel raptus consumistico della postmodernità.

Una bellissima coreografia di Elisa Cuppini immortala la disperazione dell’uomo nella consapevolezza della sua finitudine di fronte all’immensità del cosmo. Desolata, la donna estrae inutili oggetti per il make-up dalla borsetta, dichiara di saper fare il caffè e tante altre azioni ordinarie della vita occidentale; i suoi gesti sono pesanti e disorganicamente riprodotti, catturano lo scatto nervoso e sconvolto degli ultimi laceranti lamenti.

Se la prima parte si presenta lineare, la seconda è surreale. Tutto protende al caos che si genera da un mondo disorientato dalla presa di coscienza di non essere eterno, teso verso la ricerca di cosa manchi nel tratto terminale della vita: l’ultimo ricordo, l’ultima posa fotografica per la quale anche il pubblico fa il proprio intervento. Gli oggetti di scena sono esposti in vendita dai cabarettisti, realmente acquistabili a fine spettacolo: oggetti d’antiquariato che hanno fatto parte dell’evoluzione tecnologica dell’uomo occidentale determinandone il progresso, estratti di un’umanità scomparsa… nella performance sono venduti alla generazione in transito, già pronte per estinguersi.

I passi ultimi è un montaggio artistico in cui ogni parte rimanda a un significato storico e nostalgico (ad esempio vengono pronunciate tutte le date più importanti che hanno segnato eventi storici mondiali e grandi rivoluzioni politiche); una riflessione sul dilemma che ha riempito i volumi filosofici di intere epoche, sullo scopo dell’uomo e sulla sua relazione con il cosmo e la natura che lo circonda, il caso e i cambiamenti imprevisti cui prende parte inconsapevolmente, senza chiedersi il perché.

Lo spettacolo, ancora “da definire” nella sua instabilità estetica e formale, riesce comunque a porre gli spettatori di fronte a loro stessi costringendoli a un’introspezione voluta anche dal coinvolgimento dello spettatore nella drammaturgia. Le domande che emergono appaiono forse più amare dopo le risate e il vino offerto dalla compagnia. Cosa lasciamo dietro di noi? Oggi quanto vale la nostra vita? Se il mondo finisse domani, abbiamo realizzato tutto quello che desideravamo? Che cosa abbiamo ricevuto dagli altri e cosa siamo riusciti a dare?


Dettagli

  • Titolo originale: I passi ultimi
  • Regia: Elisa Cuppini e Savino Paparella
  • Anno di Uscita: 2017
  • Musiche: dal vivo di Mauro Casappa
  • Produzione: Teatro delle Briciole
  • Cast: Elisa Cuppini e Savino Paparella
  • Altro: Grazie a Mario Matteoli e i suoi amici ballerini --- in collaborazione con Spazio NU - danza e movimento


Altro

  • Testo: Elisa Cuppini e Savino Paparella
  • Consulenza Drammaturgica: Matteo Bacchini
  • Disegno Luci: Emiliano Curà
  • SI RINGRAZIA: Podere SpazzaVento S.S - Ponsacco (PI) Le mille cose del Passato, negozio dell'usato in conto vendita - Pontedera (PI)
  • Visto il: Domenica, 22 Gennaio 2017
  • Visto al: Teatro Era, Pontedera

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