Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni, di Tagliarini/Deflorian
E’ andato in scena al Teatro Filodrammatici di Milano dal 5 all’8 Marzo lo spettacolo vincitore del Premio Ubu 2014 per migliore novità italiana Ce ne andiamo per non darvi altri preoccupazioni di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Sfogliando una rivista qualche giorno fa, leggo di un artista greco, Stefanon, che ha deciso di immortalare la crisi greca proprio sul luogo del delitto, sulle banconote dell’euro, della moneta unica: “Euro Bankonotes Bombing” si chiama, il progetto che trasforma le immagini delle banconote europee in atti d’accusa contro l’Austerity. Daria Deflorian e Antonio Tagliarini ci raccontano la crisi greca partendo da un’immagine colta nel libro L’esattore di Petros Markaris, scrittore greco famoso per la sua serie di gialli ambientati ai tempi della crisi ellenica. E’ l’immagine di quattro donne ateniesi che decidono di “andarsene per non dare altre preoccupazioni”, che di fronte alla negazione dei diritti primari di sopravvivenza si sentono un peso per quelli che devono restare. Giunte a quel punto forse esser solidali con chi deve restare è la cosa giusta. Capire di esser di troppo. E oppongono un gesto epico ed eroico alla staticità della crisi. Ecco da dove sono partiti Daria Deflorian e Antonio Tagliarini per raccontare, o meglio, non-raccontare questo crollo astratto che il popolo sembra vivere ancora oggi. E lo fanno partendo da una negazione. Forse immaginando di restituire quella suggestione tanto atroce quanto vera del filosofo Byung-Chul Han, scrittore del saggio La società della stanchezza, secondo cui risulta più produttivo accentuare il sentimento negativo nei confronti dell’esistente che quello positivo, portando il cittadino a non pretendere il rispetto dei suoi diritti vitali.
La messa in scena della negazione parte da uno spazio scarno allestito di quei pochi oggetti funzionali all’interazione, come fossero – e sono realmente – oggetti di vita. Delle sedie, un tavolo e nulla o poco più.
E’ realtà. Non c’è più confine da reinterpretare, non ci sono forme e movimenti giusti per narrare lo scorrimento della vita. In nessun dei quattro personaggi, se non forse nell’ultima “uomo-donna” che entra in scena, c’è volontà di rappresentare i personaggi promessi. La realtà diventa tale senza spingere sulla rappresentazione; così Daria Deflorian parte dalla negazione e dall’opposizione alla rappresentazione per senso etico, per quel significato ultimo di analisi che ora – di fronte al suicidio reale letto su un articolo di giornale (a proposito di quattro operai a Civitanova Marche) – non trova. Antonio Tagliarini racconta la crisi dalle immagini che lo hanno segnato: il tappezziere, il ferramenta, l’amica che non riesce a pagare l’affitto, e sente l’esigenza dell’azione: «dobbiamo fare qualcosa, non possiamo restare fermi». E’ il suo tono e la sua verve che spesso riportano la scena su un livello di ironia che spezza e salva lo spettatore dal baratro della riflessione più nera, e si concede quel momento di leggerezza rispondendo alla frivola interrogativa «chissà quanta gente verrebbe al mio funerale…». Immagine forte e presente nella restituzione del popolo greco: spesso viene descritta questa folla di persone del quartiere vestito a lutto, in religioso silenzio, quasi ormai abituata alla perdita. C’è lo sdegno della terza presunta donna da rappresentare, interpretata da Monica Piseddu, che come dallo psicoanalista ripercorre gli errori e le tappe della sua vita, il suo rimandare una vita di certezze per una di incertezze. Ma come si fa? Fino a che punto vivere osservando la prudenza di un ragioniere che accumula per far fronte alle avversità crea quella base abbastanza solida per evitare la fine? Bisogna agire, dallo sfondo, nella totalità. Non si può restare a guardare, ma non si può neanche esser soli.
Ciò che colpisce in questo spettacolo, come in Reality (2012), è la silenziosa dignità di queste donne forti e impassibili. Qui, in Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni è l’immagine di una delle suicide che, nonostante la povertà, non si nega il lusso di morire con indosso delle calze nuove, in una casa pulita; di morire nel sonno con le sue compagne, provando l’emozione di dormire l’ultima volta con una persona accanto nel letto, dopo la morte del marito.
E’ un’immagine quasi sullo sfondo quella delle donne distese sul letto in attesa della morte. Arriva prima l’agonia e la difficoltà di riflessione sul tema, per i due autori, che l’immagine da rappresentare; poi la decisione di prendere le distanze dal loro stesso progetto e, infine, quel gesto ultimo di unione solidale indossando una tutina total black in segno di lutto.
E’ in questa negazione che troviamo la forza comunicativa della realtà: non c’è interpretazione, c’è restituzione. Ed è indubbiamente questa forma attoriale e di “indagine sociale” che ha avvicinato la coppia Deflorian-Tagliarini al pubblico e alla critica, salutandoli ancora una volta come una unicità dentro il panorama contemporaneo.
Dettagli
- Titolo originale: Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni
- Regia: Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
- Anno di Uscita: 2015
- Produzione: A.D.
- Cast: Daria Deflorian, Monica Piseddu, Antonio Tagliarini e Valentino Villa
- Altro: PREMIO UBU 2014 Novità italiana o ricerca drammaturgica
Altro
- Testo: Ispirato a un’immagine del romanzo di Petros Markaris “L’esattore“, edito da Bompiani
- Collaborazione al Progetto: Monica Piseddu eValentino Villa
- Luci: Gianni Staropoli
- Consulenza per le Scene: Marina Haas
- Organizzazione: Anna Pozzali
- Comunicazione: PAV
- promozione e distribuzione internazionale: Francesca Corona
- Co-produzione: Teatro di Roma /Romaeuropa Festival 2013 / 369 gradi
- In Collaborazione Con: Festival Castel dei Mondi
- Residenze Artistiche: Centrale Fies / Olinda /Angelo Mai Altrove Occupato / Percorsi Rialto / Romaeuropa / Teatro Furio Camillo / Carrozzerie n.o.t
- ringraziamenti: Attilio Scarpellini e a Francesco La Mantia, Francesca Cuttica, Valerio Sirna, Ilaria Carlucci, Alessandra Ventrella
- Visto il: Sabato, 07 Marzo 2015
- Visto al: Teatro Filodrammatici, Milano