Arti Performative Focus

Babilonia Teatri // Jesus

Valentina Solinas

Jesus è il titolo che Enrico Castellani e Valeria Raimondi hanno scelto per la loro ultima riflessione su Gesù e il cristianesimo: un prodotto di ricerche, frasi, usi e ideologie della comunità italiana (e non) da scagliare al pubblico come nella cifra della coppia veronese.

Jesus è il titolo che Enrico Castellani e Valeria Raimondi, Babilonia Teatri, hanno scelto per la loro ultima riflessione su Gesù e il cristianesimo: un prodotto di ricerche, frasi, usi e ideologie della comunità italiana (e non) da scagliare al pubblico come nella cifra della coppia veronese.

Nella versione finale, portata in scena giusto dopo poco Pasqua alla Città del Teatro di Cascina, Jesus ritorna indietro di due spettacoli per l’estetica e la struttura.

I tre convalescenti dal coma, interpreti di Pinocchio, e la giovanissima Olga Bercini, attrice di Lolita, sembrano una breve parentesi, un diversivo per ricominciare da un discorso lasciato in sospeso. Valeria Raimondi è di nuovo sola in scena, come nell’ormai lontano 2011, quando i Babilonia attraversavano i teatri d’Italia per portare in scena il loro The End.

Ancora, al centro dello spettacolo ci sono la speculazione e la mercificazione di un morto; solo che questa volta non si tratta di una salma simbolica, è il corpo che mastichiamo da secoli, sorseggiandone il sangue durante la comunione. È Cristo, colui che accompagna il credente occidentale in ogni luogo, è l’uomo di cui abbiamo sempre sentito parlare – jesus è l’uomo più famoso del mondo, jesus lo conoscono tutti, jesus è di tutti – dice la prima parte del testo.

Come nel loro stile, i Babilonia teatri riportano lo spettacolo alle antiche origini, e parlano alla comunità con la loro abituale schiettezza; allontanandosi dalla forma elitaria in cui molto spesso si argina certo tipo di teatro. Jesus, come The end, tocca un tema delicato, soprattutto perché sfiora (e in certi casi disintegra) la sensibilità, il credo, e il vissuto personale del singolo.

Alle spalle della Raimondi l’enorme scritta Jesus ricoperta di lucine colorate in stile cabaret; sopra la testa di Valeria un agnello: simbolo di quell’agnello di Dio crocifisso in croce; che un po’, diciamocelo, ricorda il crocifisso di The End. È tutto. A ultimare la scenografia ci saranno un chilo di patate o poco più, complete di buccia, che saranno sparse a terra, sotto l’agnello, nella scena finale. La scenografia spoglia è animata da un montaggio di quadri scenici, che paiono fotografie viventi per il gioco di luci e ombre, dove Valeria Raimondi canta e balla come una star da musical sulle note delle canzoni più pop (Nada Malanima, Jesus Christ Superstar, Personal Jesus) dove il nome di Cristo è sempre profano, de-sacralizzato, con l’immagine svuotata da ciò che dovrebbe rappresentare. Tra un canto e una coreografia s’innesta la potenza del testo dei Babilonia attraverso la tipica enunciazione straniata di Valeria, un elenco di contraddizioni sociali, incoerenze, paure, usi e costrizioni inibitorie, introiettate nell’italiano medio, a volte anche non credente, eppure assorbito in quelli schemi abitudinari come la festa di Natale, declassata a rituale borghese, quasi obbligata.

Innegabilmente i Babilonia Teatri esprimono nella loro arte un bisogno sincero di riflettere: in Jesus l’accostamento a The End viene naturale, soprattutto nella seconda parte dello spettacolo, dove ancora riemerge quella domanda sulla morte, fatta proprio da Ettore, il bimbo che tra le braccia di Valeria chiudeva lo spettacolo come testimonianza del ciclo vitale dell’uomo; e che ora si domanda – perché Gesù è morto se non era cattivo? – perché Ettore a soli tre anni ha capito che dovrà morire, che questa è la vita. La domanda costante dei Babilonia sembra essere: perché si deve morire? Una ricerca che non è interrotta (se non esteticamente) dagli spettacoli precedenti: Pinocchio, infatti, usa la famosa favola solo come pre-testo per affrontare il delicato tema del coma e della riabilitazione alla vita. Il coma è una morte scampata, messa all’angolo ad aspettare che il ciclo della vita finisca. E poi Lolita, che affronta il fiorire dell’esistenza: un’adolescente appena all’inizio del ciclo vitale. Allora Jesus per i contenuti non è un ritorno diretto a The End, ma un’altra domanda, da aggiungere alle precedenti per proseguire questo percorso sul senso della vita, che può sembrare un’attesa della morte ineludibile. Si nasce, si cresce, si lotta per la vita, ma poi inevitabilmente si muore. Temi che sembrano costituire tutto il significato del teatro dei Babilonia, anche l’uso ripetuto delle loro tecniche, ruggenti, feroci, e avvolte dolorose, risulta essere un ciclo che si ripete, un circuito chiuso spontaneamente adatto ad esprimere gli schemi serrati della vita umana.


Dettagli

  • Titolo originale: Jesus
  • Regia: Valeria Raimondi, Enrico Castellani e Vincenzo Todesco
  • Anno di Uscita: 2015
  • Costumi: Babilonia Teatri/Franca Piccoli
  • Produzione: Babilonia Teatri
  • Cast: Valeria Raimondi, Enrico Castellani
  • Altro: lo spettacolo è stato scelto da Emma Dante per il 67° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza


Altro

  • Parole: Enrico Castellani
  • Scene: Babilonia Teatri
  • Luci e Audio: Babilonia Teatri/Luca Scotton
  • Organizzazione: Alice Castellani
  • Grafiche: Franciu
  • Foto: Eleonora Cavallo
  • Co-produzione: La Nef / Fabrique des Cultures Actuelles Saint-Dié-des-Vosges (France) e MESS International Theater Festival Sarajevo (Bosnia and Herzegovina)
  • In Collaborazione con: Emilia Romagna Teatro Fondazione
  • Con il Sostegno di: Fuori Luogo La Spezia
  • Laboratorio teatrale in collaborazione con: l’Associazione ZeroFavole realizzato con il contributo della Fondazione Alta Mane Italia
  • Visto il: Venerdì, 10 Aprile 2015
  • Visto al: La Città del Teatro, Cascina (PI)

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