Musica Nuove Uscite

Fabio Cinti – La voce del padrone. Un adattamento gentile

Carmen Navarra

La storia della musica e delle altre forme d’arte ci insegna non solo la “conservazione” dei capolavori, bensì anche la loro rilettura. Un’operazione del genere potrebbe banalizzare il prodotto “originario” attraverso la fruizione di cover non sempre riuscite. Nel caso del capolavoro di Franco Battiato, La voce del Padrone (1981), “l’adattamento gentile” di Fabio Cinti non crea perplessità, ma sprona a riascoltare quello che è stato, senza alcun dubbio, il disco più elegantemente pop della storia della musica italiana.

Caposaldo imprescindibile di tanti cultori, questo disco è diventato una “pietra miliare” non tanto perché ad apprezzarlo sono stati critici musicali, ma soprattutto perché è entrato di prepotenza nelle “case” di chi, pur non avendo un background musicale “di spessore”, lo ballava, ascoltando le orecchiabilissime Summer On a Solitary Beach, Cuccurucucù, Centro di gravità permanente, senza tuttavia slegare il “ritmo” dal contenuto: i riferimenti non sempre sotterranei alla società di consumo che quella, ma soprattutto questa Italia sarebbe diventata, alla situazione politica degli anni ’80, alla nascita di forme ibride di religiosità laica sono state caratteristiche vincenti e soprattutto vicine alla sensibilità popolare. La chiave del successo di “La voce del Padrone” è consistita, appunto, nella capacità di Battiato di aver reso l’arte della musica “amica” di tutti, pur non rinunciando a raccontare uno spaccato di società che non è così dissimile da quello che si racconterebbe oggi. Questo disco inevitabilmente raccoglie proseliti, ma non nel senso deteriore del termine. L’emulazione è oggi considerata come una “via di fuga” per i cosiddetti artisti che hanno perso (o forse non hanno mai avuto) inventiva o per chi, nostalgico del passato, tenta di riportare in vita un prodotto senza eguali. Di fatto l’intro della già citata Summer On a Solitary Beach potrebbe rappresentare ancora oggi il sottofondo di una strada assolata della Versilia nell’ora della canicola; i Minima Moralia di Adorno diventati, in Bandiera Bianca, sagacemente Immoralia rappresentano ancora oggi il sostrato corrotto di una società, a ragione, amorale, dove tuttavia l’indignazione, la polemica, la lotta in favore della cultura fanno da contraltare.

Fabio Cinti, pertanto. decide di raccontare con toni più edulcorati e più gentili (come lo stesso sottotitolo suggerisce) e con sonorità diverse ma ugualmente piacevoli “La voce del padrone”. Il sodalizio con il cantautore siciliano era invero cominciato nel 2013 quando Cinti aprì diverse date del tour di Apriti Sesamo e quando Battiato scrisse e musicò per lui Devo, contenuta nell’album Madame Ugo. Il riarrangiamento delle 7 tracce è molto fedele dal punto di vista del linguaggio; perfino il timbro vocalico di Cinti non si discosta molto dall’originale (questa caratteristica emerge soprattutto in Gli Uccelli e in Sentimento Nuevo). A trovare una dimensione molto personale e godibile sono invece le sonorità: un quartetto d’archi composto, tra gli altri, da Elena Cirillo (violino), nota per le collaborazioni con Francesco De Gregori, Gaia Orsoni (viola), Andrea Vizzini (pianoforte). Il risultato che ne consegue è ammirevole e, per dirla con Battiato, lancia segnali di vita dovunque: “nei cortili e nelle case all’imbrunire”.



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