Arti Performative

Emio Greco/Pieter C. Scholten // “We Want It All”

Francesca Rigato

Il 14 novembre è stato presentato al LAC di Lugano We Want It All, lavoro nato dal sodalizio tra il coreografo Emio Greco e il regista Pieter C. Scholten. Questo spettacolo festeggia i 25 anni del loro lavoro insieme iniziato nel 1996 e i dodici anni dalla fondazione della Compagnia ICK Dans Amsterdam: un quarto di secolo da celebrare e quasi sessanta produzioni da ricordare.

We Want It All racchiude una selezione di 25 finali di spettacoli cuciti insieme da dodici performer bravissimi. Lo spettacolo inizia a sipario aperto, c’è vento in sala. Una bandiera, enorme, bianca, sventola sul palco e lo sovrasta. Le luci si spengono e l’evento inizia, i dodici performer entrano in scena esibendosi in una danza vivace e gioiosa, da festa. Sarebbe così bello raggiungerli sul palco e danzare con loro, hanno una forza travolgente e una bellezza delicata, tutti diversi, unici, ma uniti in una sola coreografia corale. I venticinque episodi dello spettacolo si susseguono velocemente, i movimenti si concatenano uno all’altro e se non fosse per la musica spesso non se ne distinguerebbe la fine. Scholten crea con la musica un tappeto sonoro cui i danzatori possono affidarsi ciecamente. La musica infatti è composta da cadenze e strofe finali che fanno quasi scattare l’applauso ad ogni ultima nota del pezzo. Tutto è cucito insieme alla perfezione, dalla musica classica al rock, dai Queen, come suggerisce il titolo dello spettacolo, a Bach al famoso brano di Tutti insieme appassionatamente, un insieme di ricordi e suggestioni che portano dall’infanzia alla canzone del cuoreAd assoli si alternano coreografie corali e diverse scene in simultanea dove lo sguardo si perde e viene cullato da questo muoversi di corpi che sembrano piuma e fango allo stesso tempo.

Lo spettacolo non è solo meraviglia, ma anche riflessione. In una scena iniziale, i danzatori entrano con dei bazooka di plastica, li appoggiano in proscenio e li lasciano lì quasi fino alla fine quando li riprendono in mano e sparano proiettili immaginari verso il pubblico. Il contrasto tra la loro estrema grazia e la forza animale di questa scena è straniante. Fa sicuramente riflettere, la scena finisce e tra salti e capriole si va avanti verso un’altra conclusione. I movimenti si alternano tra danza accademica e stile moderno, si riconosce Pina Bausch e si ricorda Béjàrt. Questo spettacolo è anche una storia della danza, un omaggio ai maestri. In scena c’è davvero tutto, vogliamo tutto (We want it all), diamo tutto, riceviamo tutto.  

Durante la scena finale torna a sventolare quell’enorme bandiera bianca dell’inizio, un’ultima danza ci è concessa prima che arrivi il buio. Un’ultima scena porta la fine di tutto e ci fa capire come solo concludendo qualcosa si possano creare i presupposti per un nuovo inizio. Ed è questo che aspettiamo: un nuovo, memorabile, strabiliante inizio.

[Immagine di copertina: foto di Alwin Poiana]



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